Lucangeli:“Tu mi stai a cuore. Tu sei importante, con tali parole ogni insegnante dovrebbe rivolgersi ai suoi allievi, rifiutando l’indifferenza ed aiutando ogni studente a scoprire il proprio valore"
- La Redazione

- 27 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Ecco allora la forza rivoluzionaria di parole come «Tu sei importante per me», «Tu mi stai a cuore», parole in grado di ribaltare il paradigma dell’indifferenza, rifiutando l’idea che basti trattare tutti…

“Proviamo a pensare: quante volte nella vita ci siamo sentiti invisibili? Quante volte abbiamo avuto bisogno che qualcuno ci dicesse, con uno sguardo o con un gesto, «Tu conti»?”, con tale interrogativo Daniela Lucangeli, stimata scienziata e docente di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova, inizia la sua profonda disamina, coinvolgendoci con il suo carisma e la sua abilità comunicativa.
Si pensi, a tal proposito, alla rivoluzione attuata da Don Milani che scrisse grandi ed in rosso, appendendole sulla porta della sua classe, due semplici parole: “I care”.
I care significa «Tu mi stai a cuore», «Tu sei importante per me»: ogni insegnante, quindi, dovrebbe mettersi accanto ai propri ragazzi, guardandoli negli occhi, sostenendoli, con la capacità di far sentire ciascuno di loro importante senza discriminazioni o disparità di trattamento.
Ed è proprio il principio dell’I care che sposta l’asse educativo da un approccio paternalistico («io mi prendo cura di te») ad uno più empatico e centrato sull’allievo («tu mi stai a cuore»).
Ecco allora la forza rivoluzionaria di parole come «Tu sei importante per me», «Tu mi stai a cuore», parole in grado di ribaltare il paradigma dell’indifferenza, rifiutando l’idea che basti trattare tutti allo stesso modo per essere giusti. Bisogna, invece, promuovere una scuola dell’inclusione, tenendo conto dei bisogni di ogni studente e fornendo a ciascuno di loro gli strumenti adeguati per esprimere e realizzare al meglio il proprio potenziale.
Occorre ripensare ad una scuola intesa come un ambiente di cura e di benessere, in cui insegnanti e studenti interagiscono fra loro non solo per trasferire ed acquisire conoscenze, ma per instaurare legami di fiducia e di reciproco sostegno. “Nella scuola di oggi, I care significa riconoscere che l’educazione non è solo trasmettere nozioni, ma aiutare ogni studente a scoprire il proprio valore e a costruire il proprio futuro. Significa rifiutare un modello educativo passivizzante che misura il successo solo con voti e prestazioni. Significa promuovere una scuola che valorizzi la diversità, incoraggi il pensiero critico e prepari i ragazzi non solo a essere competenti, ma anche cittadini consapevoli e responsabili”, con tali parole Daniela Lucangeli ridefinisce la scuola come luogo di crescita vera, non solo accademica, ma umana.
L’educazione, quindi, non esclude, non giudica, ma consente di accompagnare ogni bambino nel suo percorso unico, sostenendolo con amore e fiducia, senza mai dimenticare che un bambino che cresce sentendosi accolto svilupperà sicurezza in se stesso, diventando autonomo ed imparando a trovare dentro di sé la forza per affrontare le sfide. Invece chi sente di non essere mai all’altezza della situazione, chi viene scoraggiato costantemente, finirà per dipendere dal giudizio degli altri, costruendo un’immagine di sé fragile ed incerta.
Bisogna, pertanto, ridefinire la funzione svolta dal magister che deve aiutare i ragazzi ad ampliare la gamma dei propri obiettivi, così da diventare sempre più capaci di fissare da soli le loro mete.
Per un’educazione più equa, inclusiva e partecipativa è necessario che chi educa i ragazzi, accompagnandoli e guidandoli, scelga ogni giorno di dire: «Mi importa di te».
di VALENTINA TROPEA






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