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Crepet: un bambino felice, ascoltato senza urla, diventerà un adulto libero, con autostima e capace di difendere la propria dignità

Aggiornamento: 12 ore fa

“La felicità è come un treno senza orario: ne passa uno ogni tanto. Non puoi prevederne l’arrivo, né sapere quando ripartirà. Il tuo compito è andare…”

Potrebbe sembrare banale e scontato, eppure ciascuno di noi, almeno una volta nella sua vita, dovrebbe domandarsi se è felice, se lo è mai stato e perché.

“Ogni giovane dovrebbe chiederlo ai propri genitori, ai propri maestri, a tutte le persone che incontra, specie a chi ha navigato per un bel tratto dell’esistenza. Poco importa se il viaggio è stato coraggioso o gravato da dubbi, conta soltanto che sia stato vissuto davvero”, in tal modo inizia la sua considerevole disamina il sociologo e psichiatra Paolo Crepet.


Eppure guardandoci attorno sono davvero tantissime le persone tristi, infelici, che vivono senza piglio, senza un progetto e soprattutto senza il desiderio di coccolare un sogno; per molti lagnarsi e piangersi addosso rappresenta ormai un’abitudine proprio perché cresciuti «tarati» sulla tristezza.

Ecco allora l’importanza di una piccola rivoluzione quotidiana che inizi ponendo la felicità come vero obiettivo della crescita di ogni bambino o giovane ragazzo; la felicità di cui ci parla Paolo Crepet, però, è una felicità autentica, in quanto speranza, obiettivo, sogno, sete, desiderio, possibilità, e non la gioia effimera di un istante. Solo attraverso tale meraviglioso sentimento si potrà vivere la propria esistenza a colori, cogliendone le molteplici sfumature, e non in bianco e nero.



“La felicità è come un treno senza orario: ne passa uno ogni tanto. Non puoi prevederne l’arrivo, né sapere quando ripartirà. Il tuo compito è andare in stazione. La felicità è una certezza posata su fondamenta invisibili. Per questo devi continuare a cercarla, e appena penserai di averla raggiunta, già sarà sfumata e dovrai inseguire le prossima. Non arrenderti mai all’idea che la felicità non possa esserci per te da qualche parte, nel mondo. Non farlo neppure l’ultimo giorno della tua vita, perché ci sarà sempre, vicino a te, qualcuno che avrà bisogno di intravederla nei tuoi occhi”, questa la considerevole riflessione dello psichiatra.

D’altronde un bambino felice diventerà ben presto un adulto forte e meno ricattabile, capace di difendere maggiormente la propria dignità e la propria libertà.

Tuttavia cosa può generare felicità in un bambino? Un’emozione, piccola o grande che sia, ma sempre un’emozione.

Oggi, tuttavia, si parte dal presupposto che ai bambini tutto debba essere concesso, offerto, regalato: persino le emozioni; e che solo così potranno crescere felici; tutto deve essere sempre a portata di mano, senza alcun sacrificio o impegno.

“L’idea che la felicità sia un sentimento prêt-à-porter, facile da reperire, genera una soglia bassissima di anticorpi contro la noia, induce sazietà emotiva, e ciò comporta, nel medio termine, un rischio enorme per i giovani: lo svuotamento emozionale, il distacco sensitivo dalla realtà, l’assoluta negazione del desiderio e della passione”, così come ci spiega dettagliatamente Paolo Crepet.


Molti genitori non considerano una buona scuola materna quel luogo dove al mattino vengono portati dei bambini puliti che al pomeriggio ne escono sporchi; anzi, al contrario, detestano l’idea che il figlio si sporchi o si ferisca giocando; i più trattano i loro bambini come un mobile di casa, che deve essere sempre spolverato, lucido di cera, profumato e non vissuto.

“Un’eccessiva tutela impedisce la maturazione, quindi blocca anche lo sviluppo emotivo, la felicità. Un bambino non va cresciuto con l’idea di vincere, ma anche con la consapevolezza di poter perdere. Vincere non dev’essere un prerequisito, bensì un obiettivo. Solo imparando che esiste la sconfitta si formeranno anticorpi contro la frustrazione. Imparare a cadere implica sapere che ci si può rialzare, ma se un bambino non ha mai avuto la possibilità di conoscere cosa vuol dire capitombolare da una bicicletta, non assaporerà mai la gioia che si prova nel risalire in sella”, in tal modo termina la sua profonda riflessione lo psichiatra.

Pertanto, un bambino felice, che cresca sapendo di poter essere ascoltato senza alzare la voce, diventerà ben presto un adulto con maggiore autostima e fiducia in se stesso, capace di difendere la propria dignità e libertà, predisponendosi all’ascolto con umiltà e positività.



di VALENTINA TROPEA







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