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Crepet, Il vero problema sono i genitori. La sfida di educare tra ansie familiari e talenti nascosti

Aggiornamento: 10 mag

Dallo sfogo del pediatra Andrew Cassidy alle riflessioni di Paolo Crepet: quando la presenza invadente dei genitori rischia di soffocare l’autonomia dei figli. Un viaggio tra paure, aspettative e il difficile mestiere di educare...


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"Il grande coraggio consiste nel credere in chi ancora non è emerso e non ha nemmeno dato segnali e mostrato premesse per un domani luminoso. Facile per un genitore o un insegnante premiare un giovane che abbia già collezionato voti e prestazioni strepitose, molto più complicato incoraggiare chi è appena scivolato nella polvere di un insuccesso, ma ha comunque dimostrato tenacia, disposizione a una disperata cocciutaggine."

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Con queste parole, il sociologo e psichiatra Paolo Crepet dà inizio a una riflessione che è al cuore di ogni percorso educativo. La vera sfida per educatori e genitori non è solo premiare chi si distingue, ma avere la capacità di individuare, coltivare e sostenere chi ancora non ha trovato la sua strada. Un vero educatore non si ferma ai risultati immediati, ma sa leggere il potenziale anche nei momenti di difficoltà. Questa riflessione è molto vicina anche alle parole di un altro esperto che ha recentemente attirato l'attenzione sul ruolo fondamentale degli adulti nel percorso di crescita dei più giovani: il pediatra californiano Andrew Cassidy.

In un suo sfogo, Cassidy ha dichiarato che "la parte peggiore di fare il pediatra in ospedale non sono i virus o i batteri, ma avere a che fare con i genitori". Ma cosa intendeva con queste parole? Secondo Cassidy, molte delle difficoltà che si incontrano nella cura dei bambini non provengono tanto dalle problematiche fisiche dei piccoli, quanto dalle ansie e preoccupazioni dei genitori. Questi ultimi, a volte, si mostrano troppo protettivi o addirittura oppressivi, impedendo ai figli di sviluppare una sana individualità.

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"Non esiste dolore più grande di vedere un neonato tenero, sapere che ha davanti un futuro pieno di possibilità e poi rendersi conto, conoscendo i suoi genitori, che nella vita non avrà alcuna chance", ha affermato Cassidy. Le dinamiche familiari, soprattutto quando i genitori sono adulti non risolti, possono ripetersi nei figli, impedendo loro di vivere una vita autonoma e sana.

Crepet e Cassidy, pur provenendo da contesti diversi, toccano entrambi lo stesso punto: il ruolo fondamentale degli adulti, sia come educatori che come genitori. La loro capacità di riconoscere, rispettare e alimentare l'individualità dei bambini è decisiva per il loro benessere e sviluppo.

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I genitori, seppur con le migliori intenzioni, a volte possono essere un ostacolo, senza nemmeno rendersene conto, alla crescita dei figli. E come afferma Crepet, "gli adulti dovrebbero possedere la sensibilità di individuare potenziali capacità non solo tra i primi banchi o tra i figli più arrendevoli, ma anche tra chi si allontana, uscendo dal gruppo e dalle consuetudini".

L’individualità di ciascun bambino si costruisce fin da piccolo e l’infanzia è una fase della vita che incide profondamente sul nostro futuro. Proprio per questo è essenziale che gli adulti, genitori o insegnanti che siano, svolgano il loro compito con consapevolezza e delicatezza. Se ci accorgiamo di avere difficoltà a relazionarci con i bambini o con i genitori, non dobbiamo esitare a chiedere un supporto psicologico, poiché può fare davvero la differenza nel recuperare anche ciò che ci sembra irreparabile. 

di Natalia Sessa

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