Gratteri, "I miei figli non li ho educati io. Sono figli di mia moglie. Li vedo mezz'ora ogni due mesi ma è tempo vero, ho cercato di essere un modello, credo di aver contato."
- La Redazione
- 6 lug
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Aggiornamento: 7 lug
“Confesso, non li ho educati io. Sono figli di mia moglie”. Da una parte in queste parole possiamo percepire un velato senso di colpa, dall’altra parte è bello vedere come un uomo autorevole come Nicola Gratteri riconosca a sua moglie...

Una vita dedicata al lavoro, al sacrificio e all’impegno quella di Nicola Gratteri, capo procuratore della Repubblica di Napoli che spesso lo ha visto lontano dalla vita coniugale e dall’educazione dei suoi figli. Nelle sue interviste spesso si lascia andare a delle confessioni intime e profonde, a tal proposito ha dichiarato: “Confesso, non li ho educati io. Sono figli di mia moglie”.
Da una parte in queste parole possiamo percepire un velato senso di colpa, dall’altra parte è bello vedere come un uomo autorevole come Nicola Gratteri riconosca a sua moglie il duro lavoro che ha svolto con costanza e sacrificio con i loro figli. Una vita dedicata al paese, alle vicende mafiose, alla ‘Ndrangheta che lo ha visto lontano dai suoi affetti anche in quella che per tutti è la quotidianità familiare, come lui stesso afferma: “Sono stato troppo in giro per il mondo a contrastare la ’Ndrangheta, in ufficio sto 12-14 ore al giorno, mangio sulla scrivania”. Nonostante gli impegni lavorativi Gratteri ha sempre cercato di essere presente. La sua vita familiare e il rapporto con i figli, è basato su pochi momenti ma sani e costruttivi. Come ci spiega: “Ho cercato di essere un modello, nella vita privata e in quella pubblica. Mia moglie li ha seguiti più di me, ma da lontano credo di aver contato”, in particolar modo del rapporto con i figli afferma: “Ci vediamo mezz’ora ogni due mesi, ma è tempo vero. Sappiamo di poter contare l’uno sull’altro”.
Inoltre, le parole di Gratteri vengono in soccorso per alleviare i sensi di colpa di genitori lontani dai propri cari, per il procuratore si può essere presenti e si può educare anche a distanza: “Dedicare tempo ai figli non vuol dire essere ossessivi”. Quindi la soluzione è essere consapevoli del poco tempo a disposizione e cercare di sfruttarlo al meglio per tutti. Ma non lascia scampo alle critiche Gratteri, consiglia ai genitori di lasciar andare i figli, di farli sperimentare il più possibile: “Devono cadere, farsi male, litigare. Altrimenti crescono come polli da batteria”.
La lontananza è sperimentata spesso dai genitori, in particolar modo dai padri, che per esigenze economiche/lavorative si ritrovano a dover restare settimane, mesi, anni lontano dalla famiglia. Condurre una gestione familiare di questo tipo non è semplice, il carico emotivo grava sia sulla madre che sul padre. La coppia è messa a dura prova in queste circostanze, ma con tanto amore e comprensione si riesce a trovare il giusto compromesso, che permette alla famiglia di vivere serenamente. Deve essere un lavoro di squadra costante e meticoloso, una vita senza difficoltà da superare non è una vita vera. Nessuno di noi vive una vita perfetta e sempre all’insegna della felicità, e questo accomuna la maggioranza delle persone, ma trovare il modo per sciogliere le matasse, per scavalcare i muri e le difficoltà è la chiave per vivere al meglio.
di NATALIA SESSA
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