Crepet: "La passione la capirai quando ti viene addosso, è come un vento, è la forza che sposta le montagne. I giovani possano levare le ancore per realizzare il proprio destino e la propria felicità"
- La Redazione

- 7 giorni fa
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Aggiornamento: 6 giorni fa
Ormai suonano come parole d’oltremare; prive quasi di significato e lontane dalla sensibilità collettiva. Mancano “passioni che spostano montagne, emozioni che danno senso alla vita” secondo il sociologo e psichiatra Paolo Crepet, il quale più di..."

Mancano “passioni che spostano montagne, emozioni che danno senso alla vita” secondo il sociologo e psichiatra Paolo Crepet, il quale più di una volta ha espresso la propria preoccupazione per la situazione interiore dei giovani. Insiste sulla responsabilità degli adulti che hanno il dovere di “...insegnare ai giovani che la passione è il motore della vita e che le emozioni non sono sabbie mobili”.
Il tutto converge sulla centralità dell’educazione e sulla consapevolezza che i giovani sono semplicemente (ma non banalmente) il riflesso di una struttura sociale scricchiolante, costituita da emulazione negativa, omologazione, false chimere e desiderio di apparenza e appartenenza. Si arriva ad esacerbare il concetto di maschera pirandelliana: una volta indossata la centomillesima maschera, si arriva alla conclusione che si è “nessuno”.
Se per molti la colpa di questa condizione dilagante è da attribuire ai giovani, per Crepet è da attribuire proprio agli adulti; che incarnano la causa primaria del problema. Saffo, René, Werther, Jacopo Ortis dimostrano la tesi del noto sociologo, narrando come le passioni siano rimaste immutate nel corso dei secoli e dei millenni, trasformando unicamente la forma
attraverso cui esse si manifestano.
La variazione principale riguarda l’educazione inconsapevolmente fallace dei tutori, che delegano sempre più spesso la responsabilità di crescita agli smartphone e ai tablet. Essi offrono intrattenimento e a volte anche semplici insegnamenti, ma lasciano inevitabilmente fuori dall’equazione la trasmissione dei valori fondamentali.
A tal proposito Crepet racconta: “un ragazzo mi chiedeva ad un liceo cosa fosse la passione ed io gli dissi che era un po' complicato spiegarlo così a parole; la passione la capirai quando ti viene addosso, è come un vento, una cosa straordinaria, qualche cosa di improvviso, stupendo. E poi la riconoscerai perché quella notte ti girerai, rigirerai tra le lenzuola ‘pensando lei’, come avrebbe detto Battisti, e alla fine non ne puoi più e alle 5 del mattino vai alla stazione e prendi il primo treno che ti porta da lei. Il giovanotto di Parma mi guarda e fa: ‘ma perché alle 5 del mattino?’. Ma cos’è la normalità della passione? Mando un messaggino a mezzanotte e dico amore mio, tesoruccio, se tu fossi qui non sai cosa ti succederebbe, però adesso c’ho tanto sonno, ciao ciao”.
Una risposta che riflette l’abitudine all’immobilismo e alla comodità, che non si traducono però in vive pleno corde et mente (vivi con cuore e mente pieni), e tra il vedersi e il sentirsi si sceglie il sentirsi; azione molto spesso equivalente ad un messaggio, che limita ancor di più l’interazione profonda tra due individui. Che senso avrebbe avuto per Leandro rischiare la propria vita ogni notte, attraversando a nuoto l’Ellesponto, per arrivare da Ero se avesse potuto raggiungere la pienezza attraverso le lettere? O che senso avrebbe avuto per Paride rischiare così tanto nel rapire Elena nella consapevolezza che avrebbe portato ad un terribile conflitto? Queste storie simbolizzano la passione come il culmine del desiderio che sposta le montagne, che ha il coraggio di rischiare, puntare il dito contro le avversità, attraversarle e vincerle.
Dunque no, Odisseo non avrebbe mai intrapreso il viaggio nel 2025; sarebbe rimasto confinato nella sua Itaca, prigioniero della propria inquietudine, e il suo ardore, mai messo alla prova, sarebbe rimasto inespresso, sterile nella contemplazione dell’impossibile. In ultima analisi, Crepet auspica che ai giovani venga impartita la capacità di scrutare l’intimo della propria insoddisfazione, per giungere a una comprensione autentica della propria essenza, e divenire così, ciascuno a modo proprio, dei piccoli Odisseo, pronti a levare le ancore e a realizzare il proprio destino e la propria felicità.
di LEANDRO CASTAGNA






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