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Galiano: "Il vero prof non ti molla mai, ti corregge ma ti guida"

L'insegnante-scrittore racconta come costruire una relazione autentica tra docenti e studenti. Empatia, fiducia e ascolto attivo al centro della didattica...

"Un bravo insegnante non ti lascia solo quando sbagli. Ti corregge, ma resta lì accanto a te mentre ci provi di nuovo."

Con questa frase Enrico Galiano, scrittore, docente e voce ascoltatissima tra gli studenti, sintetizza l’essenza di un insegnante empatico, capace di essere presente, severo ma giusto, guida autorevole e non autoritaria.

Ma cosa significa davvero "empatia" a scuola? E come si può conciliare con il rigore, la fatica, le sfide della vita reale? In questo articolo, Galiano risponde con una riflessione potente, supportata dalla scienza, che ribalta molti luoghi comuni sull’educazione.

I giovanissimi, nell’ambito del loro percorso formativo e di crescita, necessitano di punti di riferimento, maestri capaci di supportarli nel loro cammino, modelli da emulare e capaci di indicare loro la strada giusta da percorrere. A tal fine appare fondamentale che tra l’insegnante ed il suo allievo possa instaurarsi un rapporto empatico, di stima e fiducia reciproca, così che l’apprendimento possa essere facilitato, trasferendo allo studente non solo nozioni e concetti astratti ma anche valori e principi basilari che potranno essere utili per una crescita sana e consapevole.

Pertanto una domanda sorge spontanea: se è vero che è molto importante per gli studenti rapportarsi ed interagire con insegnanti empatici, gentili, comprensivi e dediti all’ascolto, d’altro canto però come sarà possibile allenare i ragazzi ad affrontare la vita, le difficoltà che si presentano nel corso del cammino, come ad esempio un datore di lavoro che li tratta male o un insegnante ingiusto?

Al riguardo lo scrittore ed insegnante italiano Enrico Galiano, attraverso una riflessione degna di nota, cerca di rispondere a tale interrogativo e le sue parole, così chiare e trasparenti, sembrano essere quasi rivoluzionarie e pregne di significato.

“La scienza dice tre cose importanti. La prima la dice Daniel Siegel, che è un neuropsichiatra, ed ha dimostrato che i ragazzi educati da adulti empatici e sintonizzati, cioè capaci di capire e rispettare i loro bisogni emotivi, sviluppano cervelli più resilienti. In parole semplici: crescere con un adulto che ti capisce e ti sostiene quando sei molto piccolo farà di te un adulto più forte e resistente, ti prepara meglio, non peggio, ad affrontare le ingiustizie e la durezza della vita.

Due: il famosissimo effetto pigmalione. Rosenthal e Jacobson hanno dimostrato questo: se un adulto si aspetta che tu bambino ce la possa fare, poi ce la farai davvero, la profezia che si autoavvera, e quindi dare fiducia, credere nei ragazzi, farli sentire capaci, non è solo motivazionale ma è formativo perché li rende più sicuri, più pronti e più autonomi.

Poi tre: lo studio di Zhang del 2021 che mostra che un insegnante empatico migliora innanzitutto il rendimento scolastico ma soprattutto riduce l’ansia e lo stress. E questo è fondamentale perché l’ansia e lo stress in realtà non ti allenano alla fatica ma ti preparano alla fuga, ti fanno evitare i problemi, non affrontarli. Paradossalmente, quindi, è proprio un insegnante che ti fa sentire al sicuro, senza ansia, che ti prepara meglio a gestire le situazioni di ansia per quando il mondo, appunto, sarà duro ed ingiusto con te”, in tal modo il professore spiega dettagliatamente tre aspetti estremamente rilevanti comprovati dalla scienza. Ma allora cosa significa davvero essere un insegnante empatico?

Enrico Galiano, attraverso una profonda disamina, esprime il suo pensiero in tal modo:

“Essere empatici non vuol dire essere petalosi. L’insegnante più empatico, secondo me, è anche un insegnante molto severo, dobbiamo solo metterci d’accordo su cosa vuol dire severo, che etimologicamente da severus significa in realtà onesto, integro, rigoroso. Insomma severo vuol dire che tu dici le cose come stanno, non fai sconti. Un insegnante severo non ti abbandona, ti corregge ma ti spiega, ti mostra dove puoi migliorare e ti resta accanto mentre ci provi. Insomma un bravo insegnante non ti indora la pillola, te lo dice chiaramente quando stai sbagliando, ma lo fa in modo costruttivo, non ti marchia e non ti umilia, ti aiuta a vedere quell’errore come parte di un percorso ma non come un difetto di fabbrica. E poi fa una cosa ancora più importante: l’insegnante empatico ti insegna che c’è un’alternativa, che non sei per forza obbligato a subire chi è scorretto con te, ti insegna a riconoscere un’autorità giusta da una invece che abusa del suo potere, e quindi a ribellarti, a dire di no, a non restare zitto davanti ad un’ingiustizia, perché l’empatia non è un modo per proteggerti dal mondo, è un modo per aiutarti a starci dentro senza smettere di essere te stesso”.

Dunque un bravo insegnante, empatico e presente, non è un maestro accondiscendente e permissivo, ma anche severo, rigoroso, onesto e giusto, in grado di guardare negli occhi il suo allievo e di dirgli esattamente ciò che pensa, non abbandonandolo quando sbaglia ma standogli accanto per poter migliorare, trasformando l’errore in un’opportunità di crescita, senza mai umiliarlo o mortificarlo.

L’insegnante empatico ripone fiducia nel suo allievo, crede nelle sue potenzialità, e gli insegna che nella vita c’è sempre un’alternativa, e che quindi occorre ribellarsi di fronte ad un’ingiustizia e non rimanere in silenzio; ma un bravo insegnante è anche colui che ti prepara al meglio, non proteggendoti dal mondo ma aiutandoti ad essere sempre te stesso, svolgendo una funzione importantissima nel tuo percorso formativo, permettendoti di crescere e di diventare ben presto un adulto sereno e consapevole delle proprie capacità.



di VALENTINA TROPEA

1 Comment


Guest
Jul 04

Il vero insegnante è empatico...

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