Novara: "Il Natale è la festa della famiglia, dell'amore e della cura. Ma quando le nostre emozioni non vanno in questa direzione, cosa succede?"
- La Redazione

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"È bello stare assieme per un pranzo, ma improvvisamente i fantasmi del passato possono riproporsi e spalancare varchi profondissimi dentro ciascuno..."

Ogni anno è sempre una gioia immensa trascorrere le festività natalizie con i nostri cari, con le nostre famiglie. Con i cuori pieni veniamo travolti da un’ondata di calore autentico e profondo. Le feste però non portano con loro solo la serenità, la gioia, la felicità. Spesso celano anche malumori, discussioni, conflitti che abbiamo avuto ad esempio con i nostri genitori, con nostra sorella o fratello.
Sono pensieri che cerchiamo di tenere a bada in queste occasioni ma fanno parte di noi, di ciò che ha toccato profondamente le nostre corde. Ed è una sensazione più comune di quanto pensiamo. Ad affrontare questo argomento è stato il noto pedagogista Daniele Novara che a tal proposito ha dichiarato: “Il pranzo di Natale in cui tutti una volta all’anno, inevitabilmente, incappiamo costituisce un detonatore perfetto dei nostri tasti dolenti. Specialmente quelli più nascosti e trascurati. Anzitutto, questo momento ci riporta dritti dritti all’infanzia e all’essere bambini.
Si ripropone l’intimità tipica di quando, da piccoli, ci ritrovavamo nel nostro nido famigliare e materno con le persone a noi più care, quelle che custodivano la nostra educazione e la nostra crescita.
Le stesse ricompaiono durante il pranzo di Natale, occasione apparentemente carica di affettività, sentimenti e palpitazione emotiva, ma che in realtà è anche densa di incognite che si presentano sotto forma di rimasugli dolenti di ciò che l’infanzia ci lascia come deposito doloroso nella vita adulta”. Se a questo mix di emozioni aggiungiamo tutte quelle domande che sopportiamo silenziosamente e alle quali cerchiamo di trovare le risposte più convenienti, come ad esempio: “ Hai finalmente trovato un lavoro decente? Avete deciso di sposarvi o ci vuole ancora del tempo? Sembra proprio che finalmente hai imparato a cucinare, complimenti! Si vede che non andate più in chiesa! Ma quand’è l’ultima volta che hai letto un libro?” le feste allora non sono proprio l’ambiente più favorevole per la nostra serenità, anzi, cercano di minarla, ci stressano e rischiano così di rovinarci questi momenti.
Tutte le mancanze, i vuoti emotivi che ci portiamo dietro da molto tempo “Ricompaiono fra le righe, nel pranzo di Natale tra un bicchiere di vino e l’altro, in un lasciarsi andare abbastanza incontrollato, quei toni di rimprovero che hanno più o meno imperversato nell’infanzia di ciascuno di noi”.
“Si vede solo la punta dell'iceberg perché, nascosto sotto a ogni frase, ci sta dell’altro, spesso davvero tanto doloroso. La competizione tra fratelli e sorelle, incentivata e aizzata dai genitori stessi, il sentirsi poco considerati, la sensazione di non essere mai abbastanza, la paura di non riuscire ad affrontare tutte le sfide della vita”.
Nelle feste così importanti come il Natale si amplificano le emozioni positive così come quelle negative. Sentiamo tutto, in maniera forte e travolgente, continua Novara: “È bello stare assieme per un pranzo, ma improvvisamente i fantasmi del passato possono riproporsi e spalancare varchi profondissimi dentro ciascuno”. In conclusione, per trascorrere le festività in maniera più serena occorre mantenere il focus su di noi, ascoltiamo le frasi per noi dolorose, interroghiamoci sul perché ci fanno così male, ma senza star troppo a riflettere, lasciamole scorrere, pensando che tra qualche giorno tutto tornerà alla normalità e che potremo ristabilire i nostri equilibri secondo la nostra natura, nei nostri ambienti lontani da inutili critiche o pettegolezzi. Il Natale è da sempre la festa della bontà, dell’amore, della cura, tutte caratteristiche che dobbiamo rivolgere prima a noi stessi per poter poi trasmettere ad altri.
di NATALIA SESSA






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