Crepet: "Difendere la libertà di pensiero è l’unico modo per non farsi imprigionare, è l’orizzonte che salva. Il mondo ha bisogno di giovani coraggiosi, non ricattabili."
- La Redazione

- 6 ore fa
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Paolo Crepet riflette sul coraggio delle idee, sulla libertà di pensiero e sui rischi del conformismo che rende i giovani più fragili e manipolabili nella società di oggi

La ricerca compulsiva del consenso e la necessità di sentirsi accettati a tutti i costi hanno sicuramente contribuito ad accrescere la difficoltà ad esprimersi liberamente. E per tale ragione che nella nostra società si preferisce il silenzio all’opinione divergente, l’omologazione all’originalità, così come sottolineato con grande determinazione dal sociologo e psichiatra Paolo Crepet.
Si tratta di una condizione all’apparenza invisibile ma reale ed è per tale motivo che occorre reagire con dignità così da poter riacquisire il proprio diritto di pensare, di esprimersi liberamente, preservando la propria unicità e specialità, non essendo più arrendevoli o manipolabili in alcun modo.
Bisogna, pertanto, ridare ai giovani una nuova speranza, uno slancio, così da restituire loro non solo il diritto di pensare ma anche la possibilità di ritornare a sognare.
“Manifestare il pensiero è l’opera più rischiosa che un umano conosca. Ci si deve mettere la faccia, soprattutto quando si ha paura di annegare nella mediocrità della rabbia. Il pensiero non lo si vorrebbe mostrare, ma non si può nemmeno tenerlo confinato. Pensare è la forma più alta di democrazia perché è per tutti, anche se non è uguale dal momento che ognuno se lo deve meritare: se non ci si crede poeti, almeno bisognerebbe provare a essere poesia”, attraverso tali parole Paolo Crepet ribadisce con forza e determinazione l’importanza di manifestare il proprio pensiero, opera rischiosa ma indispensabile per poter essere veramente se stessi, senza filtri o mediazioni, senza limiti o convenzioni.
Ecco allora perché oggi più che mai abbiamo bisogno di giovani coraggiosi, non ricattabili, che trovino nella diversità la propria forza e che comprendano fino in fondo l’importanza di difendere in ogni modo la propria libertà di pensare, così che il loro talento non possa essere imbrigliato in un’orrenda gabbia; d’altronde “non possiamo permetterci di tornare a scambiare la schiavitù della mente con una manciata di comodità”.
Non dimentichiamoci, infatti, che “il pensiero è scrigno e piuma. È scrigno che conserva le nostre esperienze più segrete, i difetti, le cadute, le mediazioni, le omissioni, i dolori, la storia di una vita. È in un cassetto di una stanza senza luce, un brivido mai condiviso. Il pensiero faccia e corpo, espressione e moto. È piuma che conosce ogni luogo su cui abbiamo volato senza nemmeno saperlo, è leggerezza, è silenzio monacale che trattiene ogni timbro della nostra gioia, è sorriso fino al pianto, pianto fino al sorriso. Aleggia sopra il limite che ci ha quasi travolto, sussurra e indica l’orizzonte che ci salverà perché ha il sapore della libertà”, così come dichiarato senza alcuna esitazione dallo psichiatra.
Solo manifestando liberamente il proprio pensiero potremo immaginare “orizzonti inediti e meno conformisti”: questo richiederà estro e fatica e non diventerà mai un mantra per tutti ma i cambiamenti nascono dalle minoranze ed occorre riconquistare il coraggio delle proprie idee.
“Oggi per essere realisti occorre ritrovare una forza rivoluzionaria che non ammette il dazio sul pensiero. È un risarcimento che dobbiamo e ci dobbiamo. Ammettiamo che qualcosa sia andato storto: ricominciare non significa sconfitta, ma riconquistare il coraggio delle idee. Come in un dizionario dove si scova un termine che improvvisamente illumina e chiarisce, il pensiero va scovato tra cumuli di parole desuete e appassionanti. La bellezza è ricerca, il pensiero il suo unico, magico linguaggio”, in tal modo Paolo Crepet culmina la sua significativa disamina, esortando i giovanissimi a preservare la propria libertà di pensiero, avendo il coraggio di coltivare le proprie idee e di pronunciare un giorno queste poche e semplici parole: “Non mi avrete mai come volete voi”.
di VALENTINA TROPEA






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