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Crepet: fuggite quando sentite amore mio, il rischio dell’amore che protegge troppo e blocca i figli

Aggiornamento: 13 lug

L’affetto incondizionato può diventare una prigione. Paolo Crepet ci spiega il vero significato di educare...

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"Amore mio": due parole piene di tenerezza, che ogni genitore pronuncia con il cuore. Ma possono diventare anche una trappola, se usate per proteggere troppo, per evitare ogni scontro o fatica. Paolo Crepet, psichiatra e scrittore, lancia una provocazione che colpisce nel profondo: quando sentite "amore mio", fuggite.

 

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Un’affermazione forte, quasi paradossale, ma che invita a riflettere su un tema cruciale: il confine tra amore e iperprotezione. "Oggi viviamo in una società che vuole i ragazzi comodi, tranquilli, in comfort zone. Ma così li rendiamo deboli. Non possiamo sostituirci a loro, non possiamo togliergli ogni fatica", spiega Crepet. Secondo il noto psichiatra, l’eccesso di cura rischia di soffocare lo sviluppo dei più giovani. Troppo spesso i genitori, spinti da buone intenzioni, evitano ai figli ogni disagio, ogni errore, ogni piccolo fallimento. Ma è proprio da quelle esperienze, anche dolorose, che si forma l’identità, il carattere, la forza interiore.

"Una volta ti insegnavano che la scuola è fatica, che il lavoro è fatica, che l’amore stesso è fatica. Oggi invece insegniamo ai ragazzi a stare comodi. Playstation, divano, maschera, Vision Pro. Poi li chiamiamo "amore mio" e pensiamo di proteggerli. Ma li stiamo fermando."

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Crepet sottolinea anche l’importanza di lasciare andare i figli, non trattenerli dentro le mura domestiche per paura del mondo esterno. “Una volta si diceva: "Questa casa non è un albergo". Oggi, invece, supplichiamo i figli di restare: Questa casa è un albergo, per favore non andate via. È un errore. La libertà non è una minaccia: è una condizione per diventare adulti.”

Anche nei gesti quotidiani, come accompagnarli ovunque, portare i loro zaini, risolvere ogni loro problema, si nasconde il pericolo di un amore che non libera ma trattiene.

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Secondo Crepet, educare non significa aggiungere cose, ma togliere: togliere comodità, togliere protezioni superflue, togliere interferenze. Solo così, dice, “si allena il desiderio”. Il desiderio di riuscire da soli, di affrontare la vita per quella che è: faticosa, ma vera. L’amore vero non è quello che evita ogni ferita, ma quello che accompagna senza soffocare. Fare un passo indietro, a volte, è il gesto più difficile per un genitore. Ma è anche il più grande atto di fiducia che possiamo donare ai nostri figli: la possibilità di diventare se stessi.

di NATALIA SESSA

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