Recalcati: “Il vero dono non chiede nulla in cambio, è un atto di amore”. Un appello al quale tutti sono chiamati
- La Redazione

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Il pensiero di Recalcati sul senso autentico del donare, oltre lo scambio e le convenzioni, come gesto che riguarda ciascuno di noi...

È appena trascorso il Natale, data emblematica di nascita, speranza, pace, generosità, eppure, camminando per le strade, ed all'interno delle nostre stesse case, non si avverte, come dovrebbe, lo spirito delle festività, con tutto ciò che ne consegue.
In particolare, è proprio in questi giorni che il nostro animo dovrebbe interrogarsi ed aprirsi al senso più profondo della solidarietà e del "dono". Tuttavia, aleggia, ormai, una profonda ipocrisia, intrisa da atteggiamenti tutti velati, da parvenze, volte soltanto a mostrare un vuoto involucro, senza concentrarsi sui reali bisogni e sulle difficoltà che quotidianamente affliggono il prossimo. Le festività natalizie, infatti, sono sempre più caratterizzate da un concetto di dono inteso come "dare qualcosa a qualcuno gratuitamente".
Su tali aspetti pone particolare attenzione lo psicoanalista e saggista italiano Massimo Recalcati, il quale afferma come l’esperienza della donazione non sempre si esaurisca in una mera manifestazione di gratuità, vale a dire nel dare prima ancora di ricevere qualcosa in cambio.
Recalcati, a tal proposito, si sofferma sui concetti elaborati da Jacques Derrida, sottolineando che quest'ultimo ha interrogato a lungo l'esperienza del donare mettendo in luce il rischio di una sua corruzione. Più in particolare, "è quello che accade quando il dono viene assorbito nel circuito ordinario dello scambio economico regolato dal do ut des nel quale l'offerta prevederebbe un ritorno necessario, una sorta di contropartita commerciale, un rimborso. In questo caso dare, ricevere e ricambiare il dono diventano comportamenti obbligati, imposti o routinari, privi in ogni caso di libertà".
Ebbene, in tal modo si svilisce il vero senso del donare poiché viene subordinato ad uno scambio, rendendo chi riceve il dono stesso avvinto da un vincolo di dipendenza ed indebitamento.
Sempre rifacendosi a Derrida, Recalcati sostiene che "in ogni dono degno di questo nome il donatore dovrebbe coltivare il proprio oblio, nascondere il suo nome, cancellarsi nell'atto stesso del suo dono".
Ecco allora l’importanza del donare quale gesto di purezza, di profondità: occorre mettere se stessi in secondo piano, celandosi, cancellando il proprio ego, senza alcuna forma di scambio. Chi dona deve essere mosso da un animo nobile, senza pretendere nulla in cambio, e chi riceve non deve sentirsi in alcun modo vincolato o debitore. Infatti, secondo Recalcati, "altrimenti, l'obbligazione della restituzione prenderebbe il sopravvento".
"Nel donare, piuttosto, si manifesta la forma più essenziale dell'amore. Nel dono avvertiamo la necessità di farci presenti. Donare significa infatti farsi presenti all'altro". Ecco perché siamo soliti chiamare un regalo con il sinonimo "presente".
Donare, insomma, è un gesto di puro amore e, come tale, deve essere completamente disinteressato. Secondo il noto saggista, "nell'amore non si dona qualcosa, ma si dona se stessi, si dona la nostra mancanza, quella mancanza che l'altro ha saputo scavare in noi stessi. In questo senso il dono non è mai qualcosa, ma un atto che trasmette il segno della mancanza come segno dell'amore.
Ti dono, dunque, non quello che ho, ma quello che non ho, quello che, appunto, mi manca di te, quella mancanza che la tua distanza ha aperto in me. Per questo ogni volta che c'è dono il donatore non reclama in nessun modo una contropartita".
L'amore, dunque, è l'emblema della donazione ed è di fondamentale importanza, proprio ora che ci apriamo verso un nuovo anno, recuperare il vero significato di tale sentimento, imparando a donare senza interesse, senza scambio alcuno, ma quale profusione nei confronti del prossimo, dedicandogli il nostro tempo, i valori e le nostre emozioni.
di VALENTINA TROPEA






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