MATURITÀ: LANCIO DI UOVA ALLA VICEPRESIDE, SCENE MUTE E PROTESTE, CREPET DIREBBE "QUALCOSA È ANDATO STORTO". È DAVVERO QUESTA LA SCUOLA CHE VOGLIAMO?
- La Redazione

- 25 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Episodi clamorosi alla fine dell’anno scolastico: aggressioni, proteste simboliche e mancanza di rispetto. Un segnale preoccupante per il futuro dell’educazione.

Dopo tante situazioni sorprendenti che, in queste settimane, hanno riguardato il mondo scolastico, è arrivato il momento di fare il punto della situazione. La scuola ha subito un grande cambiamento, purtroppo non positivo. Non esiste più l’autorevolezza che prima la contraddistingueva: la scuola ha perso rigore, rispetto e stima.
Gli studenti che la frequentano non hanno più contezza di ciò che si dovrebbe fare; sembra che si trovino a relazionarsi con dei pari, anche quando devono confrontarsi con un docente, un professore o addirittura con un preside.
Il primo episodio che ci viene in mente, parlando della chiusura dell’anno scolastico 2025, è certamente quello che ha visto protagonista una vicepreside colpita da un uovo mentre lavorava nel suo ufficio, in un istituto del Livornese. Sempre nella stessa città, una docente è scivolata su residui di cibo lanciati in precedenza dagli studenti per festeggiare la fine dell’anno scolastico.
“La professoressa in commissione d’esame sarebbe scivolata su una poltiglia di residui alimentari ed è finita a terra, riportando un infortunio grave alla spalla. Sono intervenuti subito agenti e sanitari, la situazione era diventata molto preoccupante, tanto da sospendere gli orali per un giorno. Mentre in un altro istituto sono state lanciate delle uova all’interno del plesso, fino a colpire la vicepreside nel suo ufficio, a seguito di una chiamata della stessa, è giunto sul posto il 112” (CLICCA QUI). In questa circostanza ciò che ha lasciato tutti senza parole è la complicità dei genitori, i collaboratori scolastici hanno riportato di aver visto, all’esterno della scuola, i genitori che porgevano le confezioni di uova agli studenti.
Un altro caso che ha fatto molto discutere è la rissa scoppiata tra uno studente ed un suo professore con gravi conseguenze per quest’ultimo. Il giovane sarebbe entrato in classe con una pistola ad acqua, il docente lo avrebbe invitato a riporla, a seguito del richiamo, il giovane avrebbe colpito con calci e manate il professore, che sarebbe finito poi al pronto soccorso(CLICCA QUI).
Passiamo ora a raccontare invece le vicende che hanno visto come protagonisti gli studenti durante i loro esami di maturità:
Iniziamo da Gianmaria: il giovane, dopo la sua convocazione è entrato in aula, ha salutato i professori, ha firmato il registro e a tutta la commissione ha annunciato: "Signori, grazie di tutto, ma io questo colloquio di maturità non lo voglio sostenere. Arrivederci". Dietro a questa sua scelta c’è una protesta bella e buona, lo studente afferma: "L’esame di Maturità per me è una sciocchezza, non rispecchia la reale capacità dei ragazzi, figuriamoci la loro maturità". Per continuare a leggere (CLICCA QUI);
Proseguiamo con il caso di Maddalena, che proprio come Gianmaria Favaretto, ha aspettato che tutti i membri fossero seduti, per poi spiegare le ragioni della sua decisione, queste le parole della studentessa: “Ho provato a spiegare che, sebbene nella mia scuola la parte relativa alla preparazione sia stata ottima, ritengo che sia mancata totalmente l’attenzione alle persone. Il focus dei docenti è sempre stato sui voti. Io non ho mai avuto grossi problemi, ero una ragazza tranquilla, con i voti nella media. Ma non c’è mai stata la voglia di scoprire la “vera me” da parte dei docenti” (CLICCA QUI);
Infine, Pietro studente 19enne di un liceo Romano, ha deciso di condurre il suo esame orale di maturità. Ha discusso gli argomenti, con una preparazione tale che ha consentito alla commissione di attribuirgli un ottimo voto, 83/100. Ma lasciando tutti senza parole, il giovane, ha chiesto ufficialmente al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, la riduzione del voto a 60 (CLICCA QUI).
Lo scenario come possiamo ben capire non è dei migliori, dov'è finita l’educazione, il rispetto ed anche il timore verso figure così autorevoli come gli insegnanti ?
Se esiste una via d’uscita da quanto sta accadendo nel mondo scolastico, la troviamo forse nelle parole di Paolo Crepet, esperto di sociologia e psichiatria, da anni attento osservatore dei cambiamenti della nostra società. Proprio riflettendo su queste trasformazioni – che coinvolgono anche la scuola – in un’intervista ha affermato:
"Se tu dici "qualcosa è andato storto" vuol dire che ti sei reso conto dell’errore e che hai una qualche idea per rimediare."
In altre parole, riconoscere un errore non è segno di debolezza, ma di consapevolezza e maturità. È il primo passo per riprendere in mano la situazione, per imparare, e soprattutto per crescere. Solo chi ha il coraggio di guardare con sincerità ai propri sbagli può davvero evolversi.
In conclusione, Crepet ci invita a non vedere l’errore come una condanna, ma come un’occasione di ripartenza: un punto da cui ricostruire, dentro e fuori la scuola. (CLICCA QUI).
di NATALIA SESSA






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