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Galimberti: i ragazzi non imparano perché nessuno li gratifica. La scuola li ha dimenticati.

Aggiornamento: 7 giu

È questa la rivoluzione che Galimberti ci chiede: rimettere l'essere umano al centro, a cominciare dal cuore dei ragazzi.

I ragazzi non imparano più ed il loro rendimento scolastico diminuisce drasticamente: lo dicono i test, lo ripetono i giornali, lo sussurrano gli insegnanti. Ma pochi si chiedono il perché. Umberto Galimberti invece ha il coraggio di dirlo: i giovani non apprendono perché nessuno li gratifica, nessuno li riconosce. La scuola, così com'è, non parla più al loro cuore. Il sapere, trasmesso senza amore, non lascia traccia. Se il profitto è il metro, e la prestazione l'unico obiettivo, l'apprendimento fallisce.


Non bisogna dimenticare che la caratteristica principale di ogni bambino è proprio la sua sincerità, autenticità, genuinità, quella purezza e quel candore dell’animo che consentono di agire senza preconcetti, non dovendosi a tutti costi conformare al giudizio altrui ma anzi prediligendo una propria libertà di pensiero, senza dover scendere a compromessi.


“Ci si accorge che gli adulti non sono sinceri, onesti e disinteressati, ma fondamentalmente ipocriti, dove per ipocrisia si deve intendere quello che nel discorso degli adulti viene solitamente chiamato esperienza in contrapposizione all’ingenuità dei bambini”, queste le significative parole del filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti attraverso le quali poter iniziare la sua riflessione in merito.

In-genuus, infatti, significa “nato libero” e quindi chi va oltre l’ingenuità è andato oltre la libertà di muoversi così come il cuore dispone, facendosi imprigionare da quelle catene sociali che limitano la propria capacità di autodeterminazione.

La scuola rappresenta un luogo di fondamentale importanza nella crescita e nella formazione dei giovani ma, così come ci spiega molto dettagliatamente lo psicoanalista, di scuola si parla solo quando gli studenti scioperano oppure quando ci sono gli esami di maturità; per il resto regna un grande silenzio in quei luoghi deputati al “parcheggio dei giovani”, dove spesso si finisce con il distribuire dosi pesanti di demotivazione.

Molti insegnanti ritengono, erroneamente, di essere pagati a fine mese per l’istruzione, non per l’educazione, dove per istruzione si intende la trasmissione spassionata, quando non addirittura stanca, di mere nozioni astratte.

Ma occorre evidenziare come non ci possa essere apprendimento senza gratificazione emotiva e l’incuria dell’emotività rappresenta un grande rischio al quale è sottoposto uno studente.

Insomma, secondo Galimberti, i giovani, nella scuola, non vengono più educati ai sentimenti, il loro animo è frammentato e scisso sotto la pulsione, da un lato, di istinti di rivolta, e dall'altro, di tentazioni di abbandono. Gli studenti, in tal modo, si ritrovano in balìa delle forme più gravi di dipendenza, come l'alcool e le droghe, poiché del tutto privi di gratificazione emotiva ed esposti al rischio dell'incuria dell'emotività. Occorre, pertanto, che i modelli culturali che si sono susseguiti nei secoli e che rappresentano l'esperienza più elevata di formazione, divengano spunti formativi del cuore dei giovani.


Secondo Umberto Galimberti quando si parla di cuore è necessario intendere "ciò che nell'età evolutiva dischiude alla vita, con quella forza disordinata e propulsiva senza la quale difficilmente gli adolescenti troverebbero il coraggio di proseguire l'impresa".

Tale obiettivo può essere raggiunto solo facendo del sapere lo strumento per esprimere la vita. Qualora il sapere divenga lo scopo ed il profitto il metro per misurarlo, il compito della scuola può dirsi fallito poiché risulta sacrificata la soggettività degli studenti in nome di una concezione oggettiva del sapere.


Fondamentale, pertanto, è recuperare il rapporto tra studenti e professori affinché sia basato sul reciproco rispetto e sulla fiducia, così che il sapere, trasmesso con amore e dedizione, divenga nutrimento della passione e suo percorso futuro. I giovanissimi, pertanto, riprendano in mano il loro futuro, lottando per realizzare i propri sogni senza mai desistere, non rinunciando alla loro felicità ma guardando sempre oltre l’orizzonte, riscoprendo il significato stesso della loro esistenza.

Il compito dell'educazione oggi è restituire anima al sapere. Non nozioni, ma senso. Non profitto, ma passione. È questa la rivoluzione che Galimberti ci chiede: rimettere l'essere umano al centro, a cominciare dal cuore dei ragazzi.



di VALENTINA TROPEA

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