Bonus Mamme, 3mila euro annui per tutte. Anief continua a raccogliere ricorsi (gratuiti) e a vincere nei Tribunali
- La Redazione

- 26 lug
- Tempo di lettura: 3 min
"Nel frattempo abbiamo continuano a raccogliere adesione per il ricorso gratuito Anief proprio per il mancato accesso al bonus mamme del personale... "

Il Bonus Mamme da 3mila euro annui può essere anche corrisposto alle lavoratrici precarie della scuola? In attesa di sapere la decisione della Consulta sulla costituzionalità dell'esclusione delle mamme supplenti, Anief continua a portare avanti la sua battaglia: “Siamo arrivati a questo punto – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – dopo che già alcuni Tribunali del Lavoro, in nome delle regole europee e disapplicano la normativa italiana, hanno riconosciuto il bonus sui ricorsi presentati dal nostro ufficio legale coordinato dagli avvocati Walter Miceli e Fabio Ganci, con Nicola Zampieri e Giovanni Rinaldi.
Nel frattempo abbiamo continuano a raccogliere adesione per il ricorso gratuito Anief proprio per il mancato accesso al bonus mamme del personale docente, Ata ed educativo con contratto a termine. E i ricorsi continuano ad arrivare”.
Anief ricorda che sono tantissime le lavoratrici precarie della scuola che non hanno accesso al Bonus Mamme introdotto dalla Legge di Bilancio 2024, art. 1, commi 180-182 che prevede una indennità mensile fino a 250 euro per complessivi 3 mila euro annui: dopo la sentenza “madre” di Lodi dello scorso mese di Novembre, su ricorso presentato dai legali Anief, il giovane sindacato ha inanellato altre posizioni favorevoli in diversi Tribunali del Lavoro.
Le altre sentenze che hanno dato ragione ai ricorsi prodotti dal giovane sindacato riguardano, ad esempio, le aule di giustizia di Biella, Vercelli, Torino, La Spezia e Catania. In quest’ultimo caso, il giudice del lavoro ha spiegato che “la normativa nazionale, nella misura in cui appare precludere il riconoscimento del beneficio alle lavoratrici a tempo determinato, va disapplicata, in quanto in contrasto con la clausola 4 comma 1 dell’accordo quadro allegato alla direttiva UE n. 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 (sul potere/dovere del giudice di disapplicare la normativa interna in caso di rilevato contrasto con la suddetta clausola, tra le tante, si veda Cassazione civile sez. VI, 23/12/2022, n.37650)”.
Nella stessa sentenza, il giudice ha tenuto a specificare che la possibilità di “trattare i lavoratori a tempo determinato in un modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato” deve essere sempre giustificata da “ragioni oggettive”: quelle che non si ravvisano in questa norma, relativa al Bonus Mamme, poiché nella norma “appare sussistere la violazione della clausola 4 comma 1 dell’accordo quadro allegato alla direttiva UE n. 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999”.
“I ricorsi – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – sono stati presentati da mamme precarie della scuola, quindi da docenti, collaboratrici scolastiche e assistenti nei vari ruoli delle sedi scolastiche. In attesa del parere della Corte Costituzionale, richiesto dal Tribunale di Milano, i giudici stanno dando piena ragione alle lavoratrici escluse dalla decontribuzione previdenziale, che le priva fino a 3 mila euro annui, poiché continuano a riscontrare il contrasto della norma italiana con il diritto dell'Unione europea (a partire dalla Direttiva 70/1999), esattamente come ha sempre denunciato dall’Anief. Ricordo che è sempre possibile aderire al ricorso e inviare la diffida per interrompere la prescrizione dei crediti vantati”.
Il sindacato ricorda che il Bonus Mamme è stato istituito per favorire le lavoratrici madri a tempo indeterminato, consiste nell’esonero fino a 3.000 euro annui dei contributi previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti. Il Tribunale di Lodi ha già ritenuto che questo diritto debba spettare anche alle lavoratrici a tempo determinato, riconoscendo la misura a una docente madre di due figli con contratto di lavoro precario. Ciò per l’adozione del principio di non discriminazione, la quale impone che i lavoratori a tempo determinato non possano essere trattati in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato comparabili. Lo Stato italiano dovrà reperire 200 milioni di euro per il 2024 e ulteriori 200 milioni di euro per il 2025, necessari a garantire l’estensione del beneficio anche alle madri precarie. Se ciò non accadrà, ogni lavoratrice madre di due o più figli potrà ricorrere in tribunale.
di LA REDAZIONE
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