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16enne trovato in possesso di una cartuccia, sostanze stupefacenti e materiale di spaccio a Crotone. Ogni minore che devia dal proprio cammino richiede attenzione da parte delle istituzioni

Quando un minore entra in contatto con circuiti di devianza, è l’intera comunità educante che deve interrogarsi sulle proprie capacità di prevenzione e sostegno...

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A Crotone un sedicenne è stato trovato in possesso di una cartuccia, mentre nella sua abitazione sono state rinvenute sostanze stupefacenti e materiali riconducibili allo spaccio.

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Oltre alla gravità dei fatti, ciò che emerge è il destino umano e formativo di un ragazzo che, in una fase delicatissima della crescita, appare coinvolto in dinamiche incompatibili con il diritto a un percorso educativo sereno. Quando un minore entra in contatto con circuiti di devianza, è l’intera comunità educante che deve interrogarsi sulle proprie capacità di prevenzione e sostegno. Il CNDDU evidenzia come dietro comportamenti così problematici si nascondano spesso fragilità personali, famigliari e sociali: assenza di riferimenti affidabili, povertà educativa, solitudine, mancanza di spazi sicuri in cui costruire competenze e progettualità.

Ogni minore che devia dal proprio cammino costituisce un segnale che richiede attenzione e responsabilità da parte delle istituzioni. In questo scenario, la scuola assume un ruolo determinante. Essa rappresenta il presidio più concreto dei diritti umani per i giovani: un luogo dove non solo si apprendono contenuti, ma si formano identità, aspirazioni e capacità critiche. Nelle aule si sperimentano dialogo, responsabilità e legalità, elementi essenziali per contrastare la marginalità.

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 È dunque fondamentale rafforzare la scuola come comunità educante, capace di ascoltare, accompagnare e prevenire. Proprio nell’ambiente scolastico molti segnali di disagio possono emergere tempestivamente, consentendo interventi mirati e percorsi di sostegno efficaci. Investire nella scuola significa offrire ai giovani gli strumenti per immaginare e costruire un futuro libero da condizionamenti distruttivi. Affinché ciò avvenga, è necessario consolidare una rete stabile che coinvolga istituti scolastici, servizi sociali, enti locali, forze dell’ordine, magistratura minorile e associazioni del territorio. Solo una collaborazione strutturata può sostenere i giovani più esposti a rischi e vulnerabilità.

L’episodio di Crotone non deve trasformarsi in una semplice notizia destinata a svanire, né in un giudizio affrettato su un ragazzo. Deve piuttosto ricordarci che ogni volta in cui un adolescente imbocca strade rischiose è l’intera comunità a essere chiamata in causa. Proteggere e orientare i giovani è un dovere condiviso che richiede ascolto, attenzione e strumenti adeguati. Ogni minore, anche quando compie scelte sbagliate, resta una persona in divenire che ha bisogno di essere guidata verso alternative concrete. Abbandonarlo alla marginalità significherebbe rinunciare alla possibilità di cambiamento, privando la collettività di un futuro potenzialmente diverso e migliore. Il benessere dei giovani non è un tema accessorio: è un indice della salute etica, sociale e democratica del Paese.

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di NATALIA SESSA

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