Scuole italiane, Alunni stranieri: cresce il numero ma non il loro inserimento e profitto. ANIEF: "In molti casi non si assegnano sufficienti insegnanti specializzati nella classe di concorso A023"
- La Redazione

- 15 set
- Tempo di lettura: 2 min
Si riduce progressivamente il numero di alunni iscritti nelle scuole italiane, ma sale quello degli studenti non italiani che però continuano ad avere in alta percentuale difficoltà di...

Si riduce progressivamente il numero di alunni iscritti nelle scuole italiane, ma sale quello degli studenti non italiani che però continuano ad avere in alta percentuale difficoltà di inserimento e profitto, oltre che scegliere alle superiori prevalentemente istituti tecnici e professionali: lo conferma il Centro Studi e Ricerche Idos, spiegando che “mentre gli alunni italiani sono diminuiti del 12,5% nell’ultimo decennio, quelli con cittadinanza straniera hanno registrato un incremento del 16,0%, con quasi due terzi nati sul territorio nazionale”.
Dallo studio si evince che nel 2024 “le scelte post-medie evidenziano disparità significative negli orientamenti formativi: soltanto il 32,9% degli studenti stranieri opta per il percorso liceale, mentre il 39,3% preferisce gli istituti tecnici e il 27,9% quelli professionali”.
Inoltre, “il ritardo scolastico rimane una criticità marcata: nell’anno scolastico 2022/2023, il 26,4% degli alunni stranieri presentava ritardi nel percorso formativo, con picchi del 48,0% nelle scuole superiori, valori tre volte superiori rispetto agli studenti italiani (7,9%, con punta del 16,0% alle superiori)”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “il problema della mancata completa integrazione e delle competenze ridotte è legato in molti casi al fatto che ancora non si assegnano sufficienti insegnanti specializzati nella classe di concorso A023, specializzati in lingua italiana per stranieri, come invece la legge prevede. Inoltre, servirebbe moltissimo potenziare gli organici dove le esigenze sono evidenti: percentuali alte di stranieri nei territori e nelle classi, elevata presenza di studenti alloglotti. Inoltre, continuano a non arrivare organici aggiuntivi laddove necessario. A partire dal primo ciclo, dove la riforma Gelmini ha fatto sparire quasi del tutto le compresenze per fare spazio al maestro unico, che non può farcela ad affrontare tutte queste realtà da solo”.
Pacifico rivendica anche “nella scuola primaria il ripristino dell’insegnamento per moduli e il ritorno del docente specializzato nella lingua inglese: con meno di 50 mila posti si avrebbero un sicuro incremento delle competenze di base, le stesso che invece i dati Ocse-Pisa e Invalsi dicono che sono sempre più ridotte. Sarebbe bene, infine, anche ricordare che la loro presenza permette che diverse scuole continuino ad essere aperte invece di chiudere i battenti per via della crescente denatalità, tanto che ogni anno scolastico si perdono quasi 150mila alunni totali”, conclude il sindacalista Anief.
di VALENTINA TROPEA
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