Scuola, allarme stipendi: docenti e Ata guadagnano fino a 6.000 euro in meno rispetto ad altri statali. Anche ad aprile non è arrivato l’ATTESO SGRAVIO FISCALE” ( Infografica )
- La Redazione
- 2 giorni fa
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"L’origine del problema al contratto del 2018, definito “indecoroso”, che ha segnato l’inizio di un declino per i lavoratori della scuola. Prima di quell’accordo, docenti e Ata..."

I docenti e il personale Ata della scuola italiana percepiscono oggi stipendi significativamente più bassi rispetto a quelli di altri comparti della Pubblica Amministrazione. Secondo Anief, il divario con i dipendenti delle Funzioni Centrali arriva a 6.000 euro annui, e resta sopra i 4.000 euro rispetto alla media dell’intero settore pubblico.
“La situazione è insostenibile – denuncia Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - . lavoratori della scuola, considerando il costo della vita, guadagnano meno di quindici anni fa. Anche ad aprile le retribuzioni sono rimaste ridotte, e nemmeno è arrivato l’atteso sgravio fiscale”.
Secondo il sindacato, l’origine di questo progressivo impoverimento risale al rinnovo contrattuale del 2018, giudicato “indecoroso”. Da quel momento, mentre altri comparti hanno ottenuto aumenti, il personale scolastico è rimasto indietro: prima del 2018, docenti e Ata guadagnavano in media 1.000 euro in più rispetto ad altri lavoratori pubblici.
A peggiorare la situazione hanno contribuito poi la pandemia e la guerra in Ucraina, che hanno aumentato il carico economico sulle famiglie senza corrispondenti miglioramenti salariali.
Il sindacato Anief, rafforzato dall’incremento di circa 2 punti percentuali nelle ultime elezioni RSU di aprile, ha già fatto sentire la propria voce all’Aran lo scorso 26 marzo e lo farà di nuovo il 7 maggio. “Servono investimenti strutturali – ribadisce Pacifico –. Senza interventi seri, il declino continuerà”.
Le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pronunciate in visita a un’azienda di Latina, sembrano confermare le preoccupazioni dei sindacati: “In Italia i salari sono troppo bassi. Tante famiglie non reggono l’aumento del costo della vita. La dinamica salariale negativa incide anche sul calo demografico, perché i giovani non riescono a progettare il futuro”.
di VALENTINA TROPEA
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