17ENNE MUORE SOFFOCATO IN UNA BUCA SCAVATA IN SPIAGGIA
- La Redazione

- 11 lug
- Tempo di lettura: 2 min
“Riccardo, una volta giunto in spiaggia, ha iniziato a scavare una buca arrivando ad 1 metro e mezzo di profondità. L'intento era quello di creare un tunnel che lo conducesse verso l’acqua..."

È accaduto sulle spiagge di Viterbo dove il 17enne, Riccardo Boni, è morto soffocato in una buca scavata da lui stesso per gioco. Dalle prime constatazioni, il giovane era insieme alla sua famiglia, stavano trascorrendo le vacanze nel campeggio California, quando il 17enne assieme al padre e ai suoi fratelli più piccoli, di 8 e 3 anni, si sono allontanati per raggiungere la spiaggia libera che si trovava poco distante.
Riccardo, una volta giunto in spiaggia, ha iniziato a scavare una buca arrivando ad 1 metro e mezzo di profondità. L'intento era quello di creare un tunnel che lo conducesse verso l’acqua. Il giovane ad un certo punto si è infilato dentro al tunnel per continuare a scavare, ma la sabbia ha ceduto e Riccardo è rimasto schiacciato dalla sabbia. Nessuno avrebbe assistito alla scena, il padre si era allontanato da pochi minuti per sdraiarsi sotto l’ombrellone. Sarebbero stati i fratellini, preoccupati dell’assenza di Riccardo, a chiamarlo e a far scattare l'allarme. Alcuni villeggianti che si trovavano in spiaggia hanno aiutato l’uomo a scavare a mani nude nella sabbia. Inutili i soccorsi del personale del 118 e dell’eliambulanza, quando il corpo di Riccardo è stato individuato era già privo di vita. Il giovane era morto soffocato sotto il peso della sabbia. Un episodio drammatico che ha scosso l'intero litorale.
I bagnanti che si trovavano lì parlano di scene strazianti, raccontano che il resto della famiglia è accorsa in spiaggia urlando. La salma 17enne è stata portata nel cimitero di Montalto a disposizione della procura di Civitavecchia che sta conducendo le indagini. Al “Messaggero” una donna racconta: “Un attimo prima lo vedevamo ridere e giocare con la sabbia , poi abbiamo sentito il silenzio. C'è stato il panico e le persone hanno cominciato a urlare di salvarlo. È partita la corsa disperata per cercare di tirarlo fuori. Nessuno riusciva a capire cosa fosse davvero successo”.
di NATALIA SESSA






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