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CREPET: "GENITORI AMANTI DELLE NUOVE GENERAZIONI, ECCO COME AMARE FINO IN FONDO I FIGLI SENZA AIUTARLI"

Aggiornamento: 4 set

Io più che l'amore non ti posso dare, quindi non ti do altro”, come afferma Crepet, “È una frase coraggiosa questa”. Coraggiosa perché inusuale in questa epoca...

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Paolo Crepet, psichiatra e sociologo di fama mondiale, sempre molto attento ai cambiamenti delle nuove generazioni e sul modo di educare degli adulti, in una sua intervista offre un concetto d’amore a cui non siamo abituati e a cui, di conseguenza, non stiamo abituando.

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“Se mi ami allora mi aiuti” è la pretesa dei giovani verso i loro genitori. Genitori che come li ha definiti Crepet sono diventati ormai “schiavi dei figli”. Ma Crepet li rasserena ponendogli un importante domanda: “Noi adulti più che l'amore cosa possiamo dare?”. I genitori hanno l’unico compito di preparare alla vita gli adulti di domani, questo vuol dire “solo” trasmettere valori, passioni, ambizioni ed amare in maniera incondizionata, tutto il resto è qualcosa che si può e si deve evitare per non confondere l’amore con l’opportunismo. A tal proposito l’esperto domanda: “Perché vogliamo materializzare l'amore? Perché lo vogliamo far diventare una banconota?”.  

Nello scenario attuale dove non sono contemplati i disagi, le emozioni spiacevoli e le delusioni, gli adulti stanno educando i giovani ad un modo di fare che non li sta formando, anzi, li sta facendo retrocedere in quanto pensano che “sbattere i piedi” per ottenere qualcosa, oppure ricevere qualcosa “solo perché di moda”, “solo perché lo hanno tutti”, sia la cosa giusta da fare.

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L’impegno, il sacrificio, la conquista sono parole ormai sconosciute ai giovani. Gli adulti invece, secondo l’esperto, dovrebbero educarli affermando: “Io più che l'amore non ti posso dare, quindi non ti do altro”, come afferma Crepet, “È una frase coraggiosa questa”. Coraggiosa perché inusuale in questa epoca volta unicamente al materialismo e al consumismo, invece è l’unico vero atto di amore, quello che permette di avere un “ruolo”, ovvero,  “di essere gli amanti delle giovani generazioni”.

I genitori sono i primi tifosi dei figli, se credono davvero nelle loro potenzialità, capacità, anziché esaudire ogni richiesta, lasciano inesplorate alcune parti del mondo per consentire a queste caratteristiche innate della loro personalità di emergere. Crepet conclude: “Amarli fino in fondo -  vuol dire - “quindi non aiutarli. Se io ti amo e io penso che tu abbia del talento lo tirerai fuori”. In conclusione, secondo Crepet, amare davvero non vuol dire servire ed accontentare ma al contrario vuol dire osservare senza agire per consentire al giovane di sperimentare la vita e di affermare in questa la sua indole e il suo temperamento.  

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di NATALIA SESSA

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