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Lavenia e Bruzzone: “Un genitore vorrebbe essere amato sempre”. La fatica invisibile dell’educare e il valore dei “no” che proteggono, contengono e fanno crescere davvero

Lavenia: l’amore vero non cerca popolarità. Cerca futuro. E lo costruisce, un limite alla volta...

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Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e Presidente dell'Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo, in piena sintonia con l’esperta Roberta Bruzzone, risponde a delle domande di fondamentale importanza: come si educa un figlio? Quali devono essere i principi che devono valere più di altri? I no forgiano davvero?

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A tal proposito Lavenia dichiara: C’è un momento, nella crescita, in cui ogni genitore si trova davanti a uno specchio scomodo. È quello in cui tuo figlio ti guarda con gli occhi pieni di rabbia e ti dice che sei ingiusto, esagerato, fuori dal mondo”. Nella fase dello sviluppo, in quel tempo che per i genitori sembra interminabile e sospeso dell’adolescenza, arriva un momento nel quale questi iniziano a fare i conti con le loro paure ed incertezze e con la temibile domanda “avrò svolto bene il ruolo del genitore? Sarò stato/a abbastanza brava/o? ”. I conflitti e le ribellioni che emergono in questo lasso di tempo da parte dei giovanissimi sono, in realtà, le rivolte più sane e naturali di una personalità che sta venendo fuori, che sta maturando e sta diventando adulta.

Questo per i genitori può essere, a volte, anche doloroso. Potrebbero sentirsi dire parole forti e toccanti che mettono in discussione la loro autorevolezza. Ed è proprio tra questi dubbi ed incertezze che arriva il parere degli esperti. Sia Lavenia che Bruzzone intervengono affermando che la certezza di aver svolto un ottimo lavoro risiede proprio nei conflitti.

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A tal proposito aggiunge Lavenia : “Fa male. Perché ogni genitore, nel profondo, vorrebbe essere amato sempre. Vorrebbe che il proprio figlio percepisse il suo impegno, la sua cura, la fatica immensa che ci mette nel crescere un essere umano. Ma l’educazione non segue la via del consenso. Segue la via della crescita”. Anche Bruzzone in un suo intervento aveva appoggiato questo concetto dichiarando: “quando tuo figlio dice “io ti odio”, quella è una medaglia per i genitori, perché vuol dire “mi stai contenendo”, e sono costretto a stare nel tuo contenitore che è qualcosa di assolutamente favorevole” (clicca qui). Il dissenso, secondo gli esperti quindi, è assolutamente positivo, fa parte della crescita, serve ai giovani per capire che nella vita propria e anche in quella degli altri ci sono dei confini invalicabili, da rispettare, curare e proteggere.

Continua Lavenia: “I figli non cercano un adulto che dica sempre “sì”. Cercano, anche quando non lo sanno, un adulto che li tenga mentre attraversano il caos delle loro emozioni. Qualcuno che sappia vedere oltre l’impulsività del momento e proteggere il loro domani”, secondo l’esperto, i momenti peggiori sono delle sentinelle d’allarme per i genitori, dove non serve intervenire con violenza, perché in realtà vostro figlio sta cercando una presenza autentica, un porto sicuro mentre sta iniziando la navigazione nelle prime responsabilità della vita, quindi, “Quando dici “no”, non fai un torto. Stai costruendo uno spazio sicuro in cui imparare a stare. Un limite è un confine che sostiene, che contiene, che aiuta a sentire la differenza tra ciò che fa bene e ciò che ferisce”.

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Questo modo di agire non ha degli effetti istantanei. I suoi effetti si vedono trascorso del tempo, quando il bambino ormai diventato adulto è anch’esso osservatore e non protagonista. Quando anche il figlio inizia a guardare l’operato del genitore non come punizione ma come insegnamento permanente. Infatti dichiara lo psicologo: “Gli adolescenti non lo capiscono subito. A volte non lo capiscono per anni. Ma un giorno, mentre diventano adulti, riconosceranno che quei “no” non erano muri contro cui sbattere, ma mani tese per non cadere”.

Il ruolo del genitore presagisce una difficoltà immensa che può essere superata con l’amore smisurato che solo una madre o un padre sono capaci di donare, nel silenzio, perché afferma Lavenia: “Educare è restare, anche quando loro scappano. È tenere la rotta quando il mare si agita. È scegliere ciò che li farà crescere, non ciò che ti farà apparire migliore ai loro occhi. Perché - conclude l’esperto - l’amore vero non cerca popolarità. Cerca futuro. E lo costruisce, un limite alla volta”.

di NATALIA SESSA

1 commento


Raffaella Zanatta
un'ora fa

Sono perfettamente d'accordo con Creper, situazioni fuori dal comune senso del vivere ,non sono necessariamente peggiori di situazioni consuetudinarie, quando garantiscono un" buon vivere insieme" ai figli,ai bambini non bisogna giudicare sbagliate le cose solo perché non sono consuete o seguite dalla maggioranza

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