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Crepet: "Separare un bambino dai genitori è un trauma enorme". Il caso di Palmoli riapre il dibattito sull’equilibrio educativo e sulla presenza dei genitori

Il caso della famiglia nel bosco divide il Paese. Crepet sposta lo sguardo: davvero sappiamo cosa rende un genitore presente?

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Il caso della famiglia di Palmoli continua a far parlare. Una madre e un padre stranieri hanno scelto di vivere in una zona isolata del Vastese, immersi nel verde, senza elettricità e lontano dai servizi essenziali. Una scelta controcorrente, certo, ma anche il tentativo di offrire ai figli un’infanzia diversa, fatta di natura e autonomia.

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Tutto è cambiato dopo l’intossicazione da funghi che ha coinvolto i tre bambini. Da lì sono partiti controlli, relazioni e verifiche da parte dei servizi sociali. Il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila ha infine stabilito l’allontanamento dei piccoli dalla famiglia, una decisione che ha diviso profondamente l’opinione pubblica.

C’è chi vede in quella scelta una tutela necessaria e chi, al contrario, teme che si sia punito uno stile di vita semplicemente diverso.

Paolo Crepet: “Prima di giudicare, guardiamoci”

Intervistato dal quotidiano Il Centro, Paolo Crepet, noto psichiatra e sociologo, invita a spostare lo sguardo. Secondo l'esperto, l’attenzione mediatica su questa vicenda è sproporzionata rispetto ai tanti casi di difficoltà familiare presenti nelle nostre città. Le sue parole sono molto chiare:

"Sarebbe bello se il 90% dell’attenzione rivolta alla famiglia che abita nel bosco di Palmoli la dedicassimo anche a chi vive in condizioni diverse, ma non per questo migliori".

Lo psichiatra non mette in discussione il lavoro del tribunale, ma ammette di avere molti dubbi. E soprattutto ricorda un aspetto troppo spesso trascurato:

"Per un bambino, essere separati dai genitori è un trauma enorme, un taglio che rischia di lasciare una cicatrice per tutta la vita." È su questo che, secondo Crepet, dovrebbe concentrarsi la discussione pubblica.

Uno dei passaggi più discussi dell’intervista è la provocazione che Crepet lancia alla società: “Fatemi capire: i genitori che stanno sui social tutto il giorno a farsi i fatti loro – e non parlano mai con i figli – vanno bene, mentre chi vive libero nei boschi no?” Un paradosso che ci riguarda tutti.

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Una frase che colpisce perché apre una domanda scomoda: cosa consideriamo davvero “normale” in una famiglia?

La casa isolata fa scalpore. Il genitore che passa ore sul telefono, invece, non fa più notizia. Eppure, secondo Crepet, la vera misura della genitorialità non è il luogo, ma la qualità della relazione. In definitiva l'analisi di Crepet va oltre il caso specifico, non è una difesa cieca della vita nei boschi, né una condanna della città. È un invito a guardare più a fondo.

Le sue parole lo spiegano con semplicità: “Non è una questione di bosco o città, ma una questione di equilibrio.”

Equilibrio nella presenza, nell’ascolto, nelle regole, nel tempo che si dedica ai figli. Equilibrio nel comprendere quando intervenire e quando sostenere.

La storia di Palmoli non è solo un caso di cronaca ma è una vicenda che interroga tutti. È uno specchio del nostro modo di giudicare ciò che è diverso e di ciò che, invece, riteniamo normale solo perché è abituato.

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Crepet non dà risposte definitive. Ci invita a fare una cosa molto più difficile: sospendere il giudizio, guardare ai bambini prima che allo stile di vita e ricordarci che una relazione educativa non nasce dal luogo in cui viviamo, ma dalla presenza reale degli adulti.


di La Redazione

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