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Crepet: "Siate voi stessi senza definizioni, senza diagnosi e senza giudizi. Serve il dissenso alla normalità per renderci più vicini"

“La cosa più bella è poter essere ciò che sentiamo di essere: un dono strepitoso, da vivere senza maschere e senza paura.”

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Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, in un recente intervento ha rivolto le sue parole a bambini, ragazzi e adulti ricordando loro che, in questa vita, non c’è altro da fare se non provare ad essere se stessi. Molto spesso, invece, ci capita di indossare panni che non ci appartengono o di cambiare il nostro modo di pensare per risultare più “accettabili”, più conformi alle aspettative degli altri.

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Ma questo è un errore: non solo non ci permette di farci conoscere davvero, ma ci rende poco sinceri verso noi stessi. Quando soffochiamo parti della nostra personalità, ci togliamo la possibilità di emergere. E chi può assicurarci che la nostra autenticità non piaccia più di ciò che mostriamo? A tal proposito l’esperto afferma: “La cosa più bella che posso dirvi è che voi possiate essere quello che sentite di essere. Guardate che è una cosa strepitosa, lo ripeto: quello che sentite di essere”. Non servono maschere, non servono costruzioni. Serve il coraggio di lasciare affiorare la nostra umanità, di mostrarci anche nelle nostre fragilità.

Saranno proprio i nostri lati vulnerabili ad avvicinarci agli altri e a creare relazioni autentiche. In un mondo in cui tutto deve essere etichettato, definito, incasellato, dove abbiamo familiarizzato con termini complessi come ADHD, DSA, disturbi dell’apprendimento, perché non concederci, almeno una volta, la possibilità di essere semplicemente noi stessi?

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Come ricorda Crepet: “Senza nessuna definizione, senza nessuna diagnosi, senza nessun commento, senza nessun giudizio”. Sarebbe bello immaginarci come persone con pregi, difetti e soprattutto unicità. Perché ognuno di noi ha qualcosa di particolare che lo distingue e lo rende irripetibile: “Siete quello che siete, quello che volete davvero essere profondamente”. Per Crepet la normalità non coincide con la felicità. Possiamo imparare da chi è diverso da noi, nutrirci dei punti di vista che non coincidono con i nostri. La normalità è un’invenzione dell’uomo, un costrutto che spesso diventa una gabbia. E il continuo confronto è ciò che ci impedisce di essere felici.

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di NATALIA SESSA

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