Pellai: “Crescere vuol dire imparare dall'errore. La relazione deve essere sana, quindi vera, anche quando l'altro non è perfettamente sintonizzato con te”
- La Redazione

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"Quando i giovani vengono travolti dalla realtà faticano a gestirla, faticano a riconoscere le emozioni, a posizionarle nel loro contenitore e a contenerle, a tal proposito interviene l'esperto..."

“Devi imparare a relazionarti anche quando l'altro non è perfettamente sintonizzato con te” queste sono le parole di Alberto Pellai esperto di sviluppo in fase scolare, che in un suo intervento analizza come spesso la sfera social venga confusa con la sfera sociale generando nei giovani emozioni poco sane.
A tal proposito l’esperto afferma: “Gli adolescenti oggi appartengono alla cosiddetta generazione ansiosa perché sono in ansia, hanno paura di non essere all'altezza, temono il loro errore e la loro inadeguatezza”. In questo mondo i giovani non sono a loro agio e questo accade perché sono poco curiosi di visitarlo, di scoprirlo. Restando nella zona di conforto, quando accade loro di mettersi in gioco, non fanno leva sulle loro capacità ma sull’ansia che prende il sopravvento, li spaventa e li lascia frizzati. In parte è responsabilità dei genitori, che in questo scenario non devono sentirsi colpevoli, ma coscienti del problema per poter intervenire e porre rimedio, a tal proposito afferma Pellai: “Noi genitori, in effetti, non abbiamo concesso loro l'esperienza dell'errore. Vorremmo figli perfetti, ma in realtà tutto il loro sistema di vita, in particolare quello virtuale, non ammette imperfezione”.
Quindi se in un primo momento i figli si sono interfacciati con figure genitoriali controllanti e iperprotettivi, che non hanno concesso loro la possibilità di sbagliare ma neanche solo di tentare, nella fase di crescita si scontrano con l’illusione di una realtà perfetta che genera in loro frustrazione, competizione, emozioni poco sane :
“Quando siamo in un social media, noi dobbiamo dare di noi un'immagine perfetta, gli influencer raccontano vite perfette e il social media è diventata la fabbrica dell'ansia sociale e dell’inadeguatezza” afferma l’esperto. “Le ricerche dicono che le nostre figlie che hanno un profilo social sotto i 16 anni hanno un rischio raddoppiato di trovarsi in una condizione problematica di ansia sociale”, l’ansia quindi è strettamente correlata ai social. Il senso di insoddisfazione che cresce nei giovanissimi, soprattutto con accanto genitori emotivamente distanti e poco comprensivi, è difficile da colmare.
Un altro aspetto molto importante da analizzare secondo Pellai è la visione distorta della realtà, un allontanamento immediato dai problemi che sembrerebbe più una toppa a paure che i giovani faticano a vedere o accettare: “Crescere vuol dire imparare dall'errore, vuol dire imparare dal conflitto. Se qualcuno dentro a un social media ti dice qualcosa che non ti piace, in un secondo lo blocchi, elimini il problema della tua vita social ma quel problema nella tua vita sociale lo avrai per tutta la vita”. I social hanno educato ad una vita semplificata, quando i giovani poi vengono travolti dalla realtà faticano a gestirla, faticano a riconoscere le emozioni, a posizionarle nel loro contenitore e di conseguenza a contenerle. Per cui ciò che hanno necessità di imparare i giovani, in questo genitori ed insegnanti devono intervenire in loro soccorso, è a relazionarsi soprattutto "quando l'altro non è perfettamente sintonizzato” conclude Pellai.
di NATALIA SESSA






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Avrei tanto da dire ma proprio tanto purtroppo è complicato ... altrettante persone avrebbero bisogno di dire la loro ma la realtà è che il popolo vero nn ha voce e quindi si finisce x agire d'impulso perché ti saltano i nervi xché è tutto sbagliato l'educazione da sola nn può nulla contro la realtà fattuale quando giustizia e verità falliscono si ritorna ai tempi della pietra . Grazie