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Galimberti: “Un bambino amato diventa un adulto che sa amare. Lo sguardo e l’amore dei genitori nutrono un figlio e determinano la sua autostima"

"Puoi guardare e accorgerti che ha fatto un passo in più, in una certa direzione. E glielo riconosci.  Hai capito? Allora lui ne farà di mille di passi, per il solo fatto di essere gratificato dallo sguardo..."

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Come può un genitore trasmettere sentimenti e mappe emotive al proprio figlio, come può appassionarlo? A questa domanda fondamentale per la crescita e lo sviluppo dei bambini ha trovato risposta l’esperto di filosofia Umberto Galimberti. Per spiegare questo concetto è opportuno, innanzitutto, chiarire che i sentimenti e le mappe emotive non si trasmettono geneticamente ma si apprendono nel corso della vita, con esperienze, studi e con lo stare in società.

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A tal proposito Galimberti afferma: “Sai, le passioni nascono da profondi investimenti emozionali”, che riguardano la forza motrice che è in grado di far accadere le cose. Questo vero e proprio investimento emozionale è responsabilità della madre, del padre, dei nonni loro hanno la capacità di trasmettere e far sentire queste forti emozioni. Quando un bambino deve apprendere, deve studiare, deve applicarsi, continua l’esperto: “ deve sentirsi amato e deve sentire che le parole della mamma - o del padre… -  sono parole importanti”. 

Spesso, nello scenario contemporaneo, che ci descrive l’esperto, questo accade poco, perché sopraffatti dalle incombenze quotidiane non riusciamo a significare fino in fondo questo affetto, a tal punto da trasmetterlo, ai nostri figli.

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Non riusciamo a trasmettergli la nostra presenza autentica, riusciamo solo a dare loro una presenza sterile, volta ad alleviare la nostra coscienza dal tempo che non siamo più in grado di dedicare a ciò che è davvero importante. Come afferma l’esperto questa non è una colpa, è uno scenario comune, che capita in molte famiglie e proprio per questo fornisce ai genitori un utilissimo consiglio. Una piccola accortezza che però per i figli può significare davvero molto: “I bambini non hanno bisogno di tanto tempo per essere guardati - ogni tanto occorre farlo perché a loro serve  - un testimone di vita. Cioè tu quando sei al mondo hai bisogno di essere guardato da qualcuno ”.

È vero che nella vita occorre realizzare e rendere felici se stessi, ma secondo Galimberti, quando hai un testimone, quando qualcuno osserva i tuoi successi tutto acquista un altro sapore, vivi le tue vittorie personali in maniera diversa. A tal proposito afferma: “Hai capito quante cose fai perché uno ti guarda? Lo sguardo è il primo processo di socializzazione. Il bambino appena incomincia ad aprire gli occhietti - inteso che riesce a vedere e a mettere a fuoco, capacità che si perfeziona tra 1 e 3 mesi dalla nascita - e incontra lo sguardo della mamma, una della prima cosa che fa è ridere. Perché entra nella socializzazione, esce dalla solitudine”.

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Il potere della testimonianza è immenso, perché : “Noi viviamo se qualcuno ci guarda, se qualcuno ci fa da testimone quando non hai più nessun testimone puoi avere anche sei milioni di persone che ti battono le mani, non te ne importa più niente”, quindi “i bambini bisogna guardarli” afferma Galimberti. 

“Allora se tu vai a casa va bene il lavoro, le faccende ecc. Ma ogni tanto guardali, anche mentre guardano un film, un cartone animato, magari anche sul tablet, guardatelo insieme. E gli chiedete un'emozione, ovvero,  che cosa hanno provato a vedere quella roba lì? Cioè discuti con lui mentre fate la “cosa”, non lo lasci solo” questi momenti unici tra genitori e figli fortificano il suo apprendimento, l’associazione delle sue emozioni ad un dato momento e questo si afferma, diventando vita ed esperienza in lui.

Un processo che accresce, quindi, le potenzialità del bambino e allo stesso modo permette ai genitori di rendersi conto di quante cose è capace, di quanti progressi ha fatto, infatti, conclude l’esperto: “Puoi guardare e accorgerti che fino all'altro ieri faceva in un modo, adesso ha fatto un passo in più, in una certa direzione. E glielo riconosci.  Hai capito? Allora lui ne farà di mille di passi, per il solo fatto di essere gratificato dallo sguardo”.  

di NATALIA SESSA

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