Galiano: "I sogni si realizzano anche se sono difficili. Chi vi dice che non siete adatti mente, il coraggio di credere in se stessi cambia la vita"
- La Redazione

- 4 ore fa
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Per Enrico Galiano credere nei propri sogni è un atto di libertà: rassegnarsi al giudizio degli altri significa rinunciare a ciò che potremmo diventare davvero...

Comprendere bene e nitidamente, sin dal principio, quale sia la strada giusta da percorrere per poter realizzare se stessi, esaudire i propri sogni, coltivando le proprie passioni ed ambizioni, non è sempre così semplice.
Alle volte, nel corso della nostra esistenza, abbiamo bisogno di tempo per maturare e capire fino in fondo quali siano davvero le nostre attitudini, quelle aspirazioni che trascuriamo o addirittura ignoriamo.
Ecco perché spesso “accettiamo l’amore che pensiamo di meritare. Accettiamo il lavoro che pensiamo di meritare, accettiamo la vita che pensiamo di meritare, accettiamo la casa, gli amici, il destino che pensiamo di meritare”, così come spiegatogli molto accuratamente dallo scrittore ed insegnante italiano Enrico Galiano.
Dunque la rassegnazione diventa l’unico modo per sopravvivere, accettando supinamente un destino che appare già segnato, non essendo più capaci di reagire, di lottare, di guardare oltre l’orizzonte, perché erroneamente crediamo che in fondo è questo quello che la vita ci ha riserbato e bisogna accettarlo senza ribellarsi, senza protestare.
“Rassegnazione è una parola strana: viene da re-ad-signare e significa ‘ritornare al segno’, inteso come segno altrui. Chi si rassegna è chi si dispone al segno altrui, chi mette la propria volontà in mano alla volontà degli altri, abdicando alla propria. Quindi: chi rinuncia all’idea di avere il potere di influenzare il proprio destino”, in tal modo Enrico Galiano continua la sua significativa e ragguardevole riflessione.
Non bisogna mai dimenticare, infatti, che solo le persone libere avranno la possibilità di scegliere nella loro vita, senza rassegnarsi al volere altrui, senza chinare il capo così da non poterlo mai rialzare.
“Mentre la tranquillità è il sentimento dei rassegnati, l’ansia è l’emozione delle persone libere. L’ansia non è buona solo perché è sintomo di libertà: è buona anche perché è prodotta dalla naturale attivazione di meccanismi del nostro corpo e della nostra mente, è una macchina perfezionata da millenni di evoluzione che serve a dare forza ai nostri muscoli, energia alle nostre idee. Per cui, anche se era un sollievo per me rifuggirla attraverso la rassegnazione, ho capito solo poco tempo fa che era un errore, e che l’ansia è uno dei modi che ha la vita per dirti una cosa importante: ‘Ricordati che sei ancora vivo!’ ”, queste le splendide parole attraverso le quali lo scrittore pone l’accento sull’importanza di essere liberi, scevri da convenzioni e pregiudizi, consapevoli del proprio inestimabile valore.
Dunque Enrico Galiano esorta i giovani a non rassegnarsi perché accettare supinamente qualsiasi scelta gli altri abbiano preso al nostro posto significa piano piano spegnersi, dimenticandosi che si è ancora vivi e abdicando alla propria volontà.
“Perché l’unica persona che sa davvero cosa c’è scritto in fondo alla tua anima, l’unico che ha il diritto di dirti chi vuoi essere, sei tu. Nessun altro. Non gli insegnanti, non gli amici, e nemmeno i genitori. Loro possono darti qualche indicazione, qualche consiglio utile, ma chiunque ti dica ti rinunciare al tuo sogno perché è troppo difficile, perché non sei adatto, perché non sei portato, sappi che mente. Chiunque ti spinga alla rassegnazione, ti tenti a una vita tranquilla senza scossoni, magari lo fa perché crede di volerti bene, ma in realtà ti sta indicando la via più diretta per finire dentro quell’ottanta per cento di infelici che ci sono là fuori. Se per caso il pensiero che ti passa per la testa ora è: ‘Sì, tutto molto bello, ma io non ho idea di cosa voglio essere!’, be’, sappi che lo so, ti capisco perfettamente, perché è stato così anche per me. Ma molto tempo dopo ho scoperto che in realtà, quando ero un ragazzo, i segni che mi dicevano dove andare erano già tutti lì, disseminati dentro di me. Solo che io non avevo abbastanza forza, pazienza, coraggio per leggerli e per mettermi in cammino nella direzione che mi indicavano”, in tal modo lo scrittore ed insegnante italiano culmina la sua ragguardevole disamina.
di VALENTINA TROPEA






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