Allarme Baby gang e malamovida: al Pigneto esplode la violenza, un ristoratore colpito e una coppia omosessuale aggredita
- La Redazione
- 14 giu
- Tempo di lettura: 2 min
"La recente aggressione al Pigneto non è un episodio isolato, ma sintomo di un’emergenza urbana che unisce movida, devianza giovanile e aggressività eterofoba... "

Negli scorsi giorni, fonti giornalistiche hanno denunciato un nuovo fine settimana di violenza nel quartiere Pigneto, a Roma: un ristoratore colpito con violenza e una coppia omosessuale aggredita in piena strada tra l’isola pedonale e via Ascoli Piceno, episodi riconducibili a baby gang attive nella “malamovida” della capitale. Il CNDDU esprime profonda indignazione per questi atti, che non possono più essere considerati “esagerazioni da movida”.
Essi rappresentano la punta di un fenomeno sempre più grave: gruppi di giovanissimi – spesso sotto i 17 anni, in alcuni casi tra i 12 e 15 – che si muovono come bande, aggredendo per divertimento, ignorando regole e legalità.
La recente aggressione al Pigneto non è un episodio isolato, ma sintomo di un’emergenza urbana che unisce movida, devianza giovanile e aggressività eterofoba. Il CNDDU rilancia un appello all’Istituzioni locali e nazionali:
1) Creare una Mappa Nazionale delle Baby Gang, aggiornata in tempo reale, attraverso una piattaforma condivisa tra Ministero dell’Interno, MIM, amministrazioni locali, forze dell’ordine, scuole, università e associazioni civili. Obiettivo: conoscere dove agiscono, i profili anagrafici, i luoghi coinvolti (movida, periferie, linee metropolitane), le modalità operative.
2) Investire in prevenzione educativa, sulla base di modelli già individuati da Transcrime e proposti dal CNDDU:
- Scuole aperte anche fuori orario, in quartieri come il Pigneto e vie adiacenti.
- Laboratori di cittadinanza attiva, diritti umani, educazione digitale, decostruzione dei discorsi d’odio.
- Collaborazioni strutturate tra docenti, forze dell’ordine e attivisti per restituire valori e senso di responsabilità.
3) Rafforzare l’azione sociale nei quartieri, riconvertendo edifici comunali inutilizzati in centri d’incontro ed educazione permanente; promuovere sport, arte, musica, cultura come antidoto alla violenza e al vuoto relazionale.
4) Monitorare i social, visto che molte baby gang spiccano anche per la narrazione “virale” delle loro imprese sui social.
Serve un’osservazione attiva dei linguaggi adolescenziali per bloccare alla radice la promozione di violenza e sopraffazione.
Il CNDDU si rende parte attiva e propulsiva di questo necessario cambio di rotta, offrendo il contributo diretto e operativo per costruire – sin da subito – una rete di intervento, analisi e azione concreta, capace di alimentare la nascita di una mappatura nazionale delle baby gang, sia su scala territoriale che istituzionale.
di LA REDAZIONE
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