Tamaro: “Abbiamo smesso di ascoltare i bambini, ci stanno dicendo qualcosa che non sentiamo più. Il loro diritto è di crescere in una società che non rimprovera ma accarezza"
- La Redazione
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L’impegno collettivo che ci chiede Tamaro è quello che queste esperienze siano le più dolci e tenere che possano vivere...

“Abbiamo smesso di ascoltare i bambini. Non siamo più capaci di essere adulti competenti, stabili e affidabili”, la scrittrice Susanna Tamaro descrive in maniera chiara lo stravolgimento sociale che coinvolge oggi molte famiglie:
“Siamo passati dall’autoritarismo a un eccesso di permissività, perdendo il senso del limite. E un bambino senza limiti è un bambino che non sa dove finisce lui e dove comincia l’altro. Un bambino non visto, non ascoltato, è un bambino che cresce in un dolore muto”.
Quando una famiglia si spezza purtroppo non esiste più “per il bene dei bambini”, ma l’uno vuole sovrastare l’altro genitore. Per l’esperta l’amore di un padre è tanto importante quanto quello della madre, non è necessario escludersi, ma occorre capire il bisogno del bambino, un bisogno che include entrambe le figure, come due tasselli di un puzzle, i cui margini devono combaciare pur essendo diversi.
A tal proposito afferma: “Togliere un padre a un figlio senza ragioni gravi è una violenza, così come è una violenza negare la madre quando è lei a essere esclusa.
È folle credere che l’amore materno sia sempre buono e quello paterno meno importante. È una visione primitiva. Un bambino ha bisogno di entrambi, in modo diverso, ma complementare. E ha bisogno che i due adulti collaborino, anche se non stanno più insieme”. Ma c’è un impegno che riguarda tutti, anche coloro i quali non sono direttamente i protagonisti di queste storie. Un impegno collettivo per ridisegnare una società nuova, che non giudica ma accoglie, che non rimprovera ma accarezza.
Una società, afferma l'esperta, "dove il dolore non è un fallimento ma una richiesta di aiuto. Una società che vede, che ascolta. Il dolore dei bambini ci sta dicendo qualcosa di enorme, ma non lo sentiamo più. Siamo presi dalle ideologie, dai ruoli, dalle paure. E intanto loro soffrono”. I bambini hanno diritto di sorridere, di essere spensierati e pieni di gioia, non devono essere spugne delle frustrazioni degli adulti. Le esperienze che si vivono in tenera età sono quelle che poi plasmano la loro intera vita. L’impegno collettivo che ci chiede Tamaro è quello che queste esperienze siano le più dolci e tenere che possano vivere, e conclude : “Dobbiamo ricominciare da qui: dall’ascolto. È l’unico punto da cui può ripartire un patto educativo nuovo”.
di NATALIA SESSA






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