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Sostegno Indire da 36/48 ECTS, il CDSS esprime profonda preoccupazione rispetto alla struttura, alle modalità organizzative e all’efficacia

"Il sostegno non è un adempimento formale. È una responsabilità educativa, etica e sociale che richiede competenze... "

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Alla luce dell’avvio imminente dei Corsi di Specializzazione sul Sostegno da 36/48 ECTS rivolti ai docenti con titolo estero (Art. 7 D.M. 77/2025), il Collettivo dei Docenti di Sostegno Specializzati intende esprimere la propria profonda preoccupazione rispetto alla struttura, alle modalità organizzative e all’efficacia complessiva di tali percorsi formativi.

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Il sostegno non è un adempimento formale.

È una responsabilità educativa, etica e sociale che richiede competenze specifiche, esperienza, riflessione critica e preparazione approfondita. Formare docenti che avranno il compito di garantire il diritto allo studio e all’inclusione degli alunni con disabilità non può avvenire attraverso corsi compressi, calendarizzazioni disorganiche, piattaforme improvvisate e modalità di valutazione semplificate.


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Dall’analisi del progetto attualmente messo in campo da INDIRE emergono gravi criticità che mettono a rischio la qualità della formazione stessa:

L’assenza di un calendario distinto e chiaro per i percorsi da 36 ECTS, costringendo i corsisti a “sottrarre” autonomamente lezioni non pertinenti, mina la serietà del percorso e genera confusione.

Il fatto che le credenziali di accesso vengano fornite solo pochi giorni prima dell’inizio delle lezioni, senza margine per testare la piattaforma o familiarizzare con gli strumenti, è indice di un’organizzazione affrettata.


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L’assenza di sedi d’esame già definite, a fronte di un percorso che termina tra pochi mesi, lascia i corsisti nell’incertezza e rende difficile la pianificazione professionale e personale.

Le modalità di rilevazione delle presenze non sono standardizzate né tracciabili in modo trasparente, delegando a ciascun docente responsabilità che richiederebbero invece strumenti oggettivi e condivisi.



La previsione di soli 5 quiz a risposta multipla come verifica finale per ciascun insegnamento riduce la valutazione a un atto puramente formale, distante dalla complessità delle competenze richieste a un insegnante di sostegno.

Infine, l’idea che corsi di tale rilevanza si possano concentrare nei weekend o nelle ore residuali della giornata lavorativa rischia di svuotare la formazione di contenuti autentici e riflessioni significative.

Tutto questo è inaccettabile.

Il sostegno scolastico è un lavoro serio. Richiede tempo, dedizione, confronto, tirocinio reale e strumenti culturali adeguati. Nessun corso improvvisato può generare professionisti in grado di affrontare con competenza le sfide dell’inclusione scolastica.


Il collettivo Docenti di sostegno chiede con forza che:

1. Si stabilisca una tutela reale per i docenti specializzati sul sostegno tramite il corso di specializzazione secondo il DM 249/2010. Un corso attivato secondo rigidi criteri ministeriali e contingentati.

2. Vengano garantite modalità di verifica più articolate, in grado di valorizzare la riflessione pedagogica e le competenze professionali dei corsisti.

3. Sia riconosciuto il valore della formazione sul campo, non sostituibile con ore teoriche o test a scelta multipla.

4. Si investa realmente nella formazione dei docenti di sostegno, evitando soluzioni tampone o scorciatoie burocratiche.

Il nostro è un appello accorato, ma determinato.

Formare docenti di sostegno significa formare figure centrali per la scuola pubblica di domani. Farlo con superficialità è un’offesa all’intera comunità scolastica, e prima ancora, agli alunni e alle famiglie che confidano nella scuola per costruire percorsi autenticamente inclusivi.

di LA REDAZIONE



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