Scuola, il divieto di utilizzo del cellulare è una scelta educativa consapevole e non un atto punitivo, il commento del CNDDU
- La Redazione

- 44 minuti fa
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"Molti docenti chiedono se sia giuridicamente legittimo trattenere il telefono di uno studente sorpreso a utilizzarlo in violazione delle regole..."

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani porta all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni scolastiche una questione che ha raccolto un numero sempre più consistente di segnalazioni da parte di docenti di ogni ordine e grado: la disciplina dell’uso dei telefoni cellulari nelle scuole alla luce delle normative vigenti, e in particolare l’interpretazione corretta della possibilità di trattenere temporaneamente il telefono di uno studente sorpreso ad utilizzarlo senza autorizzazione.
Negli ultimi anni la normativa scolastica italiana ha conosciuto un’evoluzione significativa su questo tema. Con la nota ministeriale n. 5274 dell’11 luglio 2024 il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha disposto il divieto di utilizzo dei telefoni cellulari nel primo ciclo d’istruzione durante l’orario scolastico, consentendo deroghe esclusivamente in presenza di specifiche esigenze documentate, come quelle previste nei Piani Educativi Individualizzati e nei Piani Didattici Personalizzati. Successivamente, con la Disposizione Ministeriale prot. n. 3392 del 16 giugno 2025, il divieto è stato esteso anche alle scuole secondarie di secondo grado, con efficacia a partire dal 1° settembre 2025, prevedendo il divieto di utilizzo dei telefoni cellulari e dei dispositivi personali per l’intera durata dell’orario scolastico.
La ratio di tali interventi normativi risiede nella tutela del processo educativo, del benessere degli studenti e della qualità delle relazioni scolastiche, in un contesto in cui l’uso indiscriminato dei dispositivi digitali ha dimostrato di incidere negativamente sull’attenzione, sulla concentrazione e sulla socialità. In questo quadro normativo, molti docenti chiedono se sia giuridicamente legittimo trattenere il telefono di uno studente sorpreso a utilizzarlo in violazione delle regole. È necessario, a questo proposito, operare una distinzione chiara.
In questo contesto, il regolamento di istituto può prevedere modalità di consegna temporanea del telefono, purché siano chiaramente disciplinate, non coercitive, limitate nel tempo e finalizzate esclusivamente al ripristino di un corretto clima educativo. Il docente, nel momento in cui sorprende uno studente con il cellulare acceso o in uso senza autorizzazione, è pienamente legittimato a richiamarlo al rispetto delle regole, a chiedere lo spegnimento del dispositivo e ad attivare le procedure disciplinari previste, come l’annotazione sul registro o la segnalazione agli organi competenti della scuola.
Qualora il regolamento lo consenta espressamente, può essere richiesta la consegna temporanea del telefono, ma solo su base non coercitiva e con modalità già definite. In caso di rifiuto da parte dello studente, l’intervento non può mai tradursi in azioni fisiche o forzate, ma deve limitarsi all’attivazione delle misure disciplinari previste. Analoghi principi valgono durante la vigilanza nei corridoi e negli spazi comuni.
L’uso del cellulare va contrastato attraverso richiami, segnalazioni e provvedimenti disciplinari, evitando comportamenti che possano dar luogo a conflitti o a responsabilità personali. Un’ulteriore attenzione va riservata al profilo della tutela della privacy e dei dati personali. L’utilizzo dei telefoni cellulari per effettuare fotografie, video o registrazioni audio in ambito scolastico può determinare violazioni rilevanti dei diritti fondamentali delle persone, anche alla luce del Regolamento UE 2016/679 e degli interventi del Garante per la protezione dei dati personali.
La scuola, luogo di formazione alla cittadinanza e ai diritti umani, non può rinunciare alla fermezza educativa, ma deve esercitarla sempre nel rispetto delle norme e delle persone. Solo in questo modo il divieto di utilizzo del cellulare potrà essere percepito come una scelta educativa consapevole e non come un atto punitivo, contribuendo a rafforzare il patto di fiducia tra docenti, studenti e famiglie.
di NATALIA SESSA






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