Lucangeli: "Educare la mente senza educare il cuore non basta. L’apprendimento nasce dalle emozioni, dal benessere e da chi sa generare fiducia, interesse e allegria"

Daniela Lucangeli spiega perché emozioni, benessere e fiducia sono alla base dell’apprendimento: educare il cuore è ciò che permette davvero di imparare senza paura...

Esiste una profonda connessione tra le emozioni e l’apprendimento. Si pensi che lo stesso Aristotele, prima ancora che una parte della comunità scientifica concordasse su tale particolare interdipendenza, sosteneva espressamente che l’apprendimento ha una base emotiva: “Educare la mente senza educare il cuore significa non educare affatto”.

A tal fine Daniela Lucangeli, stimata scienziata e docente di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova, richiama alla mente il pedagogista Jean Piaget, il quale già negli anni Quaranta asseriva che lo sviluppo armonico della personalità presuppone un’interazione fra cognizione e affettività.

Ed allora quali sono gli effetti delle emozioni positive e negative nell’ambito dei processi di apprendimento?

Dunque se un insegnante riuscirà a farci sorridere, suscitando in noi interesse e desiderio di sapere, allora ricordare la sua lezione sarà semplicissimo; se invece, al contrario, ci farà provare ansia o paura di sbagliare, il lavoro sarà meno semplice.

Per tale ragione la docente di psicologia dello sviluppo riporta le testimonianze di alcuni giovani studenti: ad esempio “Claudio (tredici anni) lo dice chiaramente: «Il mio ricordo più duro è quando mia madre si è messa a piangere fuori dalla clinica (ero dislessico grave, discalculico e disprassico con disturbi di comportamento). Ricordo che mi sarei dato fuoco lì, piuttosto che tornare a scuola».

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Anna (dodici anni) ricorda: «Le lettere mi giravano in testa e i numeri mi facevano più paura degli zombie e dei fantasmi. Ma le urla, le urla… ‘Cretina, stupida, ignorante… idiota, menomata…’ Sono ancora oggi il mio dolore sconfinato».

Mattia (quattordici anni) si sentiva umiliato: «Io mi sento mortificato a studiare le cose più belle del sapere di ogni tempo rendendole mostruose al momento della verifica»”.

Ed allora com’è possibile sconfiggere le emozioni negative?

In tale prospettiva Malka Margalit, professoressa di scienze comportamentali all’università di Tel Aviv, ha evidenziato come per ogni emozione negativa esista un antagonista: per la paura il coraggio, per la tristezza la gioia.

Nel caso dell’apprendimento, invece, per la noia l’antagonista è l’interesse, il provare che studiare una determinata materia ci piace, ci interessa.

Alcune ricerche americane, ad esempio, hanno evidenziato come “il docente che ottiene dai suoi studenti le migliori capacità di apprendimento intelligente e di benessere è quello capace di indurre emozioni di piacere nella fatica, quale per esempio l’allegria”.

“L’insegnante allegro non deve fare ridere: non deve essere un buffone, ma un mediatore di benessere nell’apprendimento di cose complesse, capace di far sì che l’allievo, insieme all’argomento che sta studiando, memorizzi allegria, piacere ed entusiasmo, non noia o ansia”, questo quanto spiegatoci molto accuratamente da Daniela Lucangeli.

Dunque “un buon insegnante sorride ai suoi allievi, parla con loro in modo rassicurante, guardandoli negli occhi, abbassandosi alla loro altezza, così incoraggiandoli a crescere senza paura”.

L’incoraggiamento, pertanto, permettere di correggere l’atteggiamento errato più di un rimprovero: si riconosce, infatti, l’esistenza di un errore ma anche di una via di uscita da imboccare insieme, aiutando l’altro e non semplicemente giudicandolo. La funzione svolta dagli adulti di riferimento, genitori ed insegnanti, appare per tale motivo di fondamentale importanza: sarà necessario ricordare ad ogni studente che tutti commettono errori e che non sono quelli a qualificare la loro identità.

di VALENTINA TROPEA