Recalcati:"Ogni figlio deve sentirsi desiderato,voluto dai propri genitori.Amare un figlio significa donargli la libertà di essere diverso da come l’avremmo voluto, permettendogli di essere se stesso"
- La Redazione
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Aggiornamento: 21 ore fa
Un genitore sarà in grado di amare realmente un figlio solo quando non pretenderà di sottometterlo alle sue aspettative o ai suoi progetti ma gli…

Ci si chiede spesso se esistano manuali in grado di spiegare congruamente come si faccia ad essere bravi educatori, in qualità di genitori o di insegnanti: istruzioni standard per educare in modo adeguato la vita di un figlio o di un allievo.
Esistono, dunque, metodologie specifiche in grado di rendere efficaci le cure genitoriali? Esistono manuali che spiegano, ad esempio, come regolare il sonno del proprio bambino, le sue facoltà cognitive, il suo temperamento e perfino il suo comportamento in generale?
A tal fine lo psicoanalista e saggista italiano Massimo Recalcati coglie l’occasione per spiegare come oggi “la vita del figlio viene in sostanza equiparata a quella di un cavallo che deve essere opportunamente addestrato.
Il carattere selvatico della sua natura deve essere domato da una sorta di psicotecnica educativa. Potrà così imparare il galoppo, il trotto, gli esercizi di abilità ai quali lo sottoporremo nell’obiettivo di renderlo il più possibile docile ai nostri comandi. In questo modo l’educazione cesserà di essere un mestiere impossibile per diventare una psicotecnica di addestramento e di disciplinamento del corpo e del pensiero”.
Sarebbero, dunque, quest’ultime le regole da seguire erroneamente e che garantirebbero un successo educativo così che ogni figlio possa raggiungere un grado sufficiente o ideale di capacità prestazionale.
In realtà, così come ci spiega molto accuratamente lo psicoanalista, “il discorso pedagogico standard è qui costretto a capovolgersi: non si tratta di applicare il sapere alla vita, di rendere la vita uniforme a quel sapere, ma, al contrario, si tratta di riconoscere come l’assoluta singolarità del soggetto coincida esattamente con il buco nella rete anonima del sapere universale”.
Si pensi, ad esempio, al caso in cui ci si trovi di fronte ad una coppia di genitori che lamentano delle problematiche relative ai loro figli: in tal caso non sarà importante sapere come siano riusciti a trovare l’equilibrio tra la loro funzione normativa e quella permissiva, tra la frustrazione e la gratificazione; sarà importante, invece, chiedere se quel figlio sia stato davvero desiderato, fortemente voluto da entrambi, riconosciuto nella sua singolarità.
Questo perché “quello che più conta nel processo di umanizzazione della vita è la fede dei genitori nel desiderio dei propri figli. E la prima forma che assume questa fede è nell’aver desiderato il proprio figlio, nell’avere voluto la sua esistenza, nel non averlo vissuto come un ingombro, come un peso superfluo o fastidioso. È, infatti, il desiderio dei genitori ad agganciare la vita del figlio all’ordine del senso. Quando invece questo desiderio è mancato o appare sovrastato da altre esigenze, il desiderio nella vita del figlio sembra non trovare iscrizione. In altre parole, più un figlio ha ereditato il desiderio dei suoi genitori, più il suo desiderio tenderà a rivelarsi come affermativo”: in tal modo Massimo Recalcati continua la sua profonda disamina.
Dunque un genitore sarà in grado di amare realmente un figlio solo quando non pretenderà di sottometterlo alle sue aspettative o ai suoi progetti ma gli concederà la libertà di essere diverso da come l’avrebbe voluto, permettendogli di essere se stesso, rimanendogli accanto quando cadrà così da insegnargli sempre a rialzarsi.
di VALENTINA TROPEA