Pellai:"Vorremmo figli che non sbagliano mai. La vita è un gioco bellissimo ed il bambino impara dall'esperienza dell'errore.Troppo spesso noi adulti non abbiamo la pazienza di attendere i loro tempi"
- La Redazione

- 24 lug
- Tempo di lettura: 3 min
"La vita è un gioco bellissimo e tu fammela giocare. Guardami con occhi tranquilli, positivi, senza paura e grazie a te vivrò la mia bellissima avventura. A volte cadrò..."

È importante educare i giovani al senso di responsabilità e all'autonomia. Eppure, nella realtà odierna ci troviamo sempre più attanagliati dall'idea che i genitori e le istituzioni scolastiche debbano sostituirsi agli adolescenti, fare le loro veci, come se questi ultimi potessero trovare un qualche giovamento dall'essere sottratti dalle loro incombenze, dal peso della vita quotidiana, dalla crescita stessa.
E così i genitori e la scuola finiscono per indorare la pillola, per costruire un mondo avvolto nella bambagia dove i ragazzi vengono protetti sotto una campana di vetro, che al contempo però è fragile, delicata ed esposta ai rischi del vivere quotidiano.
Ed invero, come affermato da Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano, è necessario permettere ai giovani di sbagliare, non sostituendosi agli stessi, perché sbagliare "non è poi la fine del mondo", affinché possano comprendere il senso della collaborazione e della condivisione nei momenti di difficoltà, tenuto conto che le autonomie di un bambino possono essere sviluppate, allenate e promosse.
Secondo Pellai "la vita è un gioco bellissimo". Sono toccanti e penetranti le parole dello psicoterapeuta, il quale, parlando in prima persona, proprio come se fosse un adolescente, spiega così al mondo degli adulti:
"La vita è un gioco bellissimo e tu fammela giocare. Guardami con occhi tranquilli, positivi, senza paura e grazie a te vivrò la mia bellissima avventura. A volte cadrò, sbuccerò un ginocchio, mi farò male ma poi mi rialzerò in piedi e ricomincerò ad andare perché c'è sempre un po’ di rischio quando si cresce ma se non si rischia un po’, a diventar grandi non si riesce".
Si tratta di pensieri carichi di nota emotiva ed intrisi di profondità. I giovani devono essere liberi di sbagliare, di sperimentare sulla propria pelle gli errori, così da imparare a cadere ma anche a rialzarsi, solo con le loro forze. I genitori, dunque, in primo luogo, e la scuola, di concerto, devono insegnare ai ragazzi a crescere, a sviluppare una propria personalità e delle salde consapevolezze, senza il terrore di sbagliare.
“Il bambino impara dall'esperienza dell'errore, ma troppo spesso noi adulti non abbiamo la pazienza di attendere i loro tempi. Vorremmo figli che non sbagliano mai, che non cadono mai e a volte rischiamo di farli sentire sbagliati, lasciando che si immedesimino nell'errore compiuto. Questa impazienza purtroppo blocca il potenziale rigenerativo dei bambini, che allora insistono nel fare le cose in cui riescono meglio e a non sperimentare la sfida del tentare di nuovo. L'infanzia invece dovrebbe essere il tempo dell'allenamento, quello in cui si tenta di tutto, si dà la possibilità ai talenti di emergere e, al contempo, si entra a contatto con le fragilità. Nasce così l'autostima”, queste le significative parole di Alberto Pellai.
I giovanissimi, dunque, devono poter sperimentare le proprie passioni ed ambizioni, coltivando il loro talento, senza aver mai paura di sbagliare, senza che i genitori li carichino di aspettative, ma anzi mettendosi sempre alla prova, ponendosi degli obiettivi da raggiungere, impegnandosi a realizzare un progetto di vita che possa donare loro soddisfazione e gratificazione.
“Ragazzi, coltivate le passioni: regalano piacere e nutrimento. E scegliete buoni allenatori fra gli adulti. Tollerate la fatica: l’impegno torna sempre indietro”, in tal modo termina la sua rilevante disamina Alberto Pellai.
di VALENTINA TROPEA






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