Pellai: La felicità di un figlio è una questione sua, non è compito dell'adulto. Come può un genitore rendere i figli capaci di affrontare le sfide della vita?
- La Redazione

- 31 ago
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 4 set
"Il compito dell’adulto non è generare la felicità del proprio figlio, è una roba bellissima sia chiaro, ma la felicità del figlio è una questione sua..."

Fino a che punto i genitori sono responsabili della felicità dei propri figli? È una domanda profonda e riflessiva alla quale ha risposto l’esperto di pedagogia Alberto Pellai, che a riguardo ha espresso non poche riserve.
Il pedagogista spiega che non è responsabilità dell’ adulto occuparsi anche di questa parte di sfera emotiva del bambino, almeno non per tanto tempo, perché la felicità è personale, queste le sue parole: “Il compito dell’adulto non è generare la felicità del proprio figlio, è una roba bellissima sia chiaro, ma la felicità del figlio è una questione sua”. Allora cosa può fare il genitore? l’adulto di riferimento può iniziare a gettare le basi di questa senza interferire, continua Pellai : “Il compito dell’adulto è avere cura del terreno in cui viene seminata la vita del proprio figlio. Io ti devo fornire quella cura educativa che permetterà poi a te di generare il tuo percorso di felicità”.
Per l’esperto è importante chiarire che questo gesto di cura e amore che ha il genitore nei confronti del figlio è sicuramente ineguagliabile, ma non è la via giusta da percorrere se si vuole crescere un individuo autonomo e indipendente, perché in questo modo il cordone ombelicale che lega genitori e figli non si taglierà mai, dal momento in cui il figlio chiederà sempre l’aiuto del genitore in ogni situazione spiacevole che incontrerà nel suo cammino, a tal proposito Pellai dichiara:
“Se io mi occupo di essere il protagonista, il fautore della tua felicità, improvvisamente ogni volta che ti accade qualcosa di perturbante io dovrò fare un intervento istantaneo per evitare che quella cosa ti renda triste e noi siamo davvero la generazione che ha detto ai propri figli non dovete mai essere tristi”. Come se la tristezza non facesse parte della vita, come se le emozioni negative o le situazioni spiacevoli della vita si potessero arginare, purtroppo non è così, ma anche per questo Alberto Pellai guida i genitori su quello che possono invece fare, ovvero educare i figli all’accettazione del “dolore”, educare ad attraversare la sofferenza per essere consapevoli del fatto di aver cresciuto un individuo che di fronte alle difficoltà non scappa via ma riesce a tirare fuori coraggio e resistenza, conclude il suo intervento l’esperto:
“Ma la tristezza ci appartiene e dobbiamo imparare ad attraversarla. Quindi ha molto più senso lasciare che un figlio sia triste e dire “io ci sono” non “io te la tolgo”, e questo è anche un modo per rendere i figli decisamente più capaci di affrontare le sfide della vita”.
di NATALIA SESSA






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La felicità...