Novara: "il sonno di giovani e bambini, quante ore bisogna dormire? Ecco il segreto del buon riposo spiegato ai genitori”
- La Redazione
- 4 ore fa
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“Se un ragazzo dorme solo cinque o sei ore a notte, magari per via dei videogiochi, è logico che a scuola sarà distratto. I genitori devono essere supportati per capire...”

Una domanda che molti genitori in relazione ai propri figli potrebbero porsi è: quante ore è giusto lasciarli dormire ? Il sonno come sappiamo bene è una parte fondamentale nella nostra routine quotidiana, le ore di cui il nostro corpo ha bisogno diminuiscono con l’avanzare dell’età, ma i bambini, fino alla fase dell’adolescenza, hanno bisogno di molte ore per permettere al corpo, e soprattutto alla mente, di riposare .
In particolare, per quanto riguarda gli infanti (3-5 anni) la durata raccomandata è di 10-13 ore, per i bambini di età scolare (6-13 anni) la durata raccomandata è 9-11 ore, mentre per gli adolescenti (14-17 anni) la durata raccomandata è 8-10 ore. L’esperto di pedagogia Daniele Novara a tal proposito ha espresso la sua opinione, concentrandosi su alcuni dettagli importanti che compromettono sempre più il riposo, ovvero, i dispositivi elettronici e la poca autorevolezza genitoriale, queste le sue parole: “Quanto dorme vostro figlio? Se un ragazzo dorme solo cinque o sei ore a notte, magari per via dei videogiochi, è logico che a scuola sarà distratto. I genitori devono essere supportati per capire come gestire il sonno, l’uso dei dispositivi, la socialità dei figli. Non si può pensare che la scuola compensi da sola tutte le carenze educative, né che si trasformi in un “presidio militare” del rigore”.
Secondo Novara la soluzione non è nel duello tra scuola e famiglia bensì risiede nella collaborazione e nella reciprocità. Famiglie e studenti devono essere maggiormente coinvolti in progetti innovativi: “Per questo sostengo che la scuola debba essere un luogo di collaborazione, attività di gruppo, apprendimento condiviso. Non solo lezioni frontali, studio e interrogazioni perché questo tipo di approccio è arcaico e inefficace. Quando aumentiamo il lavoro cooperativo, la socialità e il confronto tra pari anche i ragazzi più in difficoltà trovano motivazione e appartenenza”.
Solo auspicando ad una sana condivisione di progetti comuni, ad una sana cooperazione per il raggiungimento degli obiettivi, "si previene l'abbandono scolastico e l'isolamento, non attraverso il ricatto della bocciatura. I genitori, da parte loro, devono assumersi la responsabilità educativa, devono presidiare la crescita dei figli finché sono minorenni, con regole, tempo condiviso e coinvolgimento”, conclude l’esperto.
Novara con questo intervento si concentra su più elementi indispensabili per il bambino: la famiglia, la scuola ,le abitudini e le regole. In questo scenario, disegnato dettagliatamente dall’esperto, è la famiglia che deve necessariamente imporre regole e limiti, perché ne va del benessere del ragazzino. Essere troppo permissivi oltre a non educare lede il loro rendimento scolastico. La scuola, invece, deve stabilire un rapporto sinergico con i genitori, coinvolgerli e tenerli al corrente di ciò che accade allo studente, in modo che possano intervenire in modo mirato nelle mura domestiche. Senza la comunicazione, la formazione, l’istruzione e la preparazione dei giovanissimi avranno scarsissimi risultati.
di NATALIA SESSA