Maria Rita Parsi: "Se da bambini siamo stati curati e sostenuti, da adulti ci sentiremo preziosi e sicuri. L’autostima nasce in famiglia, dove i ragazzi cercano amore, ascolto e sincerità"
- La Redazione
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Ma come possiamo aiutare i nostri bambini sin da piccoli così che possano diventare ben presto adulti sereni, capaci di superare le difficoltà che la vita pone loro dinanzi?

Essere genitori implica senz’altro una grande responsabilità: ogni genitore, infatti, in qualità di educatore, dovrebbe congruamente prendersi cura dei propri figli, garantendo loro una crescita serena, guidandoli lungo il cammino e consentendo loro di avere piena consapevolezza delle proprie capacità, così da riporre la giusta fiducia in se stessi, alimentando adeguatamente la propria autostima.
Ma come possiamo aiutare i nostri bambini sin da piccoli così che possano diventare ben presto adulti sereni, capaci di superare le difficoltà che la vita pone loro dinanzi? Come possiamo guidarli così che abbiano piena consapevolezza del proprio valore?
A tal fine Maria Rita Parsi, presidente della Fondazione Movimento Bambino Onlus ed ex membro del Comitato ONU per i diritti del fanciullo, attraverso una ragguardevole disamina, esprime il suo pensiero in merito in tal modo:
“Io credo che l'autostima sia quella rassicurante condizione profonda nella quale ogni persona si immerge crescendo, se ha vissuto, fin dal concepimento, la fase della simbiosi madre-bambino. Quell'essere in due ma in un solo corpo che, dopo aver assicurato al nascituro il benvenuto nel mondo, dopo averlo sostenuto e curato, gli ha anche saputo trasmettere la sicurezza di essere e ‘sentirsi’ prezioso. Aver avuto al proprio fianco una figura amorevole di riferimento, farà di chiunque una donna o un uomo in grado di sostenere ogni difficoltà, problema o trauma, anche i peggiori.
L'autostima è una specie di radicamento profondo nella valorizzazione del sé come persona. Un sentirsi amati, che fa anche percepire di poter fare qualcosa di buono per sé e per gli altri; un accompagnamento al rapporto con la vita che nasce proprio dal come si è stati accettati, amati e riconosciuti sin dall'infanzia all'interno della propria famiglia”.
Dunque “i bambini si aiutano con la consapevolezza di se stessi e, soprattutto, con l'esempio.
Un bambino si deve, innanzitutto, veder riconosciuti i propri sforzi; poi deve vivere in un ambiente sereno dove i due componenti della coppia genitoriale si approcciano l'un l'altro con rispetto, si sostengono nei momenti di difficoltà, hanno in comune linee guida e dimostrano di potersi fidare di loro. La fiducia genera fiducia. Chi ha fiducia in sé ed è consapevole delle proprie competenze può trasmettere questa sicurezza anche agli altri”, così come ci spiega molto significativamente Maria Rita Parsi.
I genitori, pertanto, dovranno fungere da esempio ed imparare ad ascoltare i propri figli, non dimenticando mai che la comunicazione fra genitori e figli è di fondamentale importanza e che dietro ogni disturbo psicologico si nasconde spesso un disturbo della comunicazione.
Bisognerà, dunque, dare l’esempio attraverso la propria esperienza, tenendo conto delle inclinazioni naturali dei propri figli senza riversare su di loro le proprie aspettative o aspirazioni.
“Se un genitore ha aspettative sui propri figli sta sbagliando il movimento. Probabilmente, da bambino, ha dovuto fronteggiare lui stesso le attese e le speranze che la sua famiglia ha caricato su di lui.
La domanda è: era quello che voleva? I figli non sono il braccio armato delle nostre rivendicazioni e dei nostri desideri; vanno lasciati liberi da questo peso. I genitori devono prestare attenzione a quelle che sono le propensioni e gli interessi dei figli, sostenendoli nel percorso che li porterà ad essere se stessi. Proiettare le proprie aspirazioni sui ragazzi, invece, rischia di creare frustrazioni delle quali prima o poi quei ragazzi chiederanno il conto. Mi piace allora citare il campione di tennis, Jannik Sinner, che dopo una sua vittoria ha ringraziato la famiglia con queste parole: ‘Ringrazio soprattutto la mia famiglia.
Vorrei che tutti avessero dei genitori come i miei, mi hanno permesso sempre di scegliere, non mi hanno mai messo sotto pressione e auguro a tutti i bambini di avere la libertà che ho avuto io’”, queste le considerazioni della psicologa che inducano ad una profonda riflessione.
Occorre, pertanto, educare i bambini alla vita grazie ad adulti capaci di accogliere, amare, ascoltare; adulti affidabili che li accompagnino con serenità e continuità nel loro percorso verso l'autonomia: d’altronde è solo questo quello che i figli si aspettano davvero dai propri genitori.
di VALENTINA TROPEA