Maestra d’asilo uccisa dal marito sotto gli occhi della figlia, violenza domestica fatale nel torinese
- La Redazione
- 31 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Un dramma familiare che fa riflettere sul tema della violenza domestica e che scuote la comunità torinese, tra dolore e incredulità...

A Torino, una tragedia ha scosso una famiglia e l’intera comunità: una donna di 61 anni, maestra d’asilo, è stata uccisa dal marito nella loro abitazione, alla presenza della figlia di 24 anni. Secondo le prime ricostruzioni, la vittima avrebbe ricevuto diversi colpi all’addome. In un disperato tentativo di chiedere aiuto, la donna ha cercato di salire ai piani superiori della palazzina, ma si è accasciata al suolo dopo aver perso conoscenza.
Trasportata d’urgenza all’ospedale Molinette di Torino e ricoverata in rianimazione, è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico con l’asportazione della milza. Le sue condizioni, però, erano gravissime a causa di uno shock emorragico che ha causato un arresto cardiaco, e la donna è purtroppo deceduta poco dopo. L’allarme è stato lanciato dai vicini e dalla figlia, che sono prontamente intervenuti. Dalle prime indagini, non emergono precedenti o segnali che potessero far prevedere un gesto così estremo. Dopo l’aggressione, il marito si è barricato in casa e ha aperto la porta solo all’arrivo delle forze dell’ordine. In evidente stato di shock e con ferite riportate durante la colluttazione, è stato accompagnato in ospedale. Le condizioni dell’uomo suggeriscono che la donna abbia tentato di difendersi.
La vicenda, riportata da molte testate nazionali, ha riacceso l’attenzione sulla violenza domestica, un problema che continua a colpire molte persone in silenzio. Questo tragico episodio ci ricorda quanto la violenza domestica sia una piaga ancora presente nella nostra società, spesso nascosta dietro le porte di casa. È importante parlare di questi temi, sensibilizzare e incoraggiare chiunque si trovi in situazioni di difficoltà a chiedere aiuto. Solo con consapevolezza e solidarietà si può sperare di prevenire altre tragedie come questa.
di NATALIA SESSA
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