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Lucangeli: il buon docente trasforma gli errori in scoperte e risveglia negli studenti curiosità, emozioni e desiderio di imparare

"Interesse, curiosità, fiducia, presenza dell'altro, condivisione della strategia. Perché l'errore ti porti a dire: “Ho bisogno della mia maestra, ho bisogno del mio prof”

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Gli insegnanti sono lo specchio delle capacità e delle potenzialità degli studenti. I bambini in questo percorso hanno bisogno di qualcuno che “scopre” con loro, qualcuno pronto a fargli capire che il fallimento non esiste, esiste l’errore che serve a stimolare, in modo costruttivo, la conoscenza. In un contesto educativo il ruolo dell’insegnante non si limita a trasmettere contenuti ma a guidare le emozioni e la curiosità dei bambini.

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Daniela Lucangeli, professoressa di psicologia dello sviluppo, in un suo intervento racconta come fin da piccoli impariamo a conoscere il mondo, a rapportarci con gli altri e con la nostra curiosità. A tal proposito afferma: "Io mi occupo di scuola perché mi occupo di bambini che fanno fatica.Studiando come aiutarli a non fare più fatica, ho incontrato un bambino che, aiutandomi a diventare brava nel fare la ricercatrice, un giorno mi ha detto: Adesso che mi hai aiutato a non fare più errori, mi aiuti che mi fanno male?"

Gli adulti spesso danno per scontato le emozioni dei bambini, di come alcune frasi, atteggiamenti possono essere da loro interpretati. Ma tutto resta nella loro memoria. Il dolore inteso come delusione verso se stessi nel non aver raggiunto un obiettivo, resta nel bambino: “noi sentiamo un'emozione che traccia la memoria di un'informazione di futuro, cioè ti duole questo errore?”. 

La mente e le emozioni dei bambini (e anche degli adulti) non vivono di ragione, ma solo di istinto. Ignorare un errore per evitare emozioni spiacevoli impedisce la crescita e l’apprendimento.

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Ma è proprio lì che entra in gioco il ruolo degli insegnanti, questo vale anche per i genitori, loro hanno la possibilità di trasformare la paura in un’esperienza positiva, che faccia crescere e che non paralizzi. A tal proposito interviene Lucangeli: "Se io ti dico: ‘Smettila di avere paura!’, il tuo cervello senziente ubbidisce? No. La paura è un segnale che ti dice che ciò che sta accadendo ti mette a rischio. È fondamentale che tu riconosca quel segnale, perché ti serve per proteggerti. Se però non ti togli dal fattore di rischio, il cervello ripete il segnale, e quella paura diventa ansia. Quando l’apprendimento è segnato da emozioni come la paura, la preoccupazione o il giudizio, il cervello combatte l’apprendimento, perché gli duole." È quindi fondamentale modulare le emozioni nell’apprendimento, affinché l’errore non blocchi lo sviluppo dei bambini.

Cosa possono fare quindi gli insegnanti e i maestri per non rendere “dolorosa” l’esperienza di apprendimento ? 

Noi non chiediamo una scuola semplice. Chiediamo una scuola che sappia modulare le emozioni che accompagnano l’apprendimento: che faccia imparare bene, stabilmente, a lungo, con la ricchezza che porta ognuno di noi, la propria intelligenza. E le emozioni sono tante: interesse, curiosità, fiducia, la presenza dell’altro, la condivisione della strategia. Perché l’errore non ti porti dolore, ma ti porti qui, a dire: ‘Ho bisogno della mia maestra, ho bisogno del mio prof.’”

La scuola semplice a cui fa riferimento Daniela Lucangeli è quella preformata, plasmata su un programma uguale per tutti, mentre il vero apprendimento nasce dal rapporto tra studenti e insegnanti che nutrono le potenzialità individuali.

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Insegnanti che secondo Daniela Lucangeli devono chiedersi: “Io che funzione ho in una specie sociale in cui faccio l'adulto che ti aiuta? Quello di farti da specchio, che vede le tue potenzialità e le nutre in maniera che tu possa esprimere al meglio quelle che sono le tue funzioni. L'errore mi dice “Dove hai ancora bisogno di me”. Gli insegnanti, soprattutto coloro che lavorano con i bambini, hanno una responsabilità importante “fanno il lavoro più prezioso e più bello che si possa fare” ovvero, conclude Lucangeli: “Garantire attraverso sè la possibilità all'altro di diventare il suo meglio”. In sintesi, l’educazione efficace non riguarda solo contenuti e programmi ma la capacità degli insegnanti di trasformare ogni errore in un’opportunità di crescita e di sviluppo della curiosità e dell’identità dei bambini.


di NATALIA SESSA

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