Bambino di 8 anni strappato dalle braccia della madre e portato in casa famiglia. La mamma straziata dal dolore: "Vorrei che non spegnessero il suo sorriso"
- La Redazione

- 26 set
- Tempo di lettura: 3 min
Il giorno dell'allontanamento forzato il bambino, tramite il suo smartwatch, avrebbe chiamato la sua famiglia disperato, piangendo, chiedendo...

Oggi vogliamo raccontare la storia di un bambino di San Marco Argentano di soli 8 anni, affetto da ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) e disturbo oppositivo, che mercoledì 18 Settembre è stato portato via dalle braccia della madre e trasferito immediatamente presso la casa famiglia di Cetraro.
Si tratta di una vicenda davvero molto dolorosa, che ha lasciato basita l'intera comunità, proprio perché la madre non può vedere o sentire suo figlio, non essendole consentito neppure di contattarlo telefonicamente per rassicurarlo. La struttura, presso la quale il bambino è stato trasferito, risulta essere irreperibile e dopo molta insistenza la madre è riuscita a far recapitare presso la medesima i vestiti del bimbo.
Il giorno dell'allontanamento forzato il bambino, tramite il suo smartwatch, avrebbe chiamato la sua famiglia disperato, piangendo, chiedendo di non essere abbandonato.
Il piccolo, cresciuto all'estero, in Germania, si è trasferito successivamente a San Marco Argentano, paese di origine della madre, nel dicembre 2023, a seguito della separazione dei genitori.
In Germania il piccolo frequentava regolarmente la scuola con il supporto di un insegnante di sostegno specializzato.
La madre, rientrati in Calabria, ha provveduto ad iscrivere suo figlio alla scuola primaria locale, fornendo la documentazione medica necessaria per garantire l’attivazione di un Piano Educativo Personalizzato (PEI). Quest’ultimo, però, non è mai stato predisposto, nonostante le continue richieste della famiglia.
Il bambino, spesso affidato a personale non qualificato, è stato relegato in una stanzetta lontano dalla classe, sottoposto a un orario scolastico ridotto, privato dell’insegnamento delle materie curricolari, eccetto Italiano.
Il Tribunale per i minorenni di Catanzaro dal 4 marzo 2025 ha disposto espressamente che la scuola e gli assistenti sociali redigessero un apposito Piano Educativo Personalizzato.
In assenza di quest'ultimo il pubblico ministero per i minorenni, nell’iter da seguire, chiedeva la collocazione del minore presso parenti prossimi, così da evitare la permanenza in una struttura per minori.
Dunque il trasferimento dell’alunno «in adeguata struttura specialistica a valenza sanitaria» rappresentata l'ultima soluzione possibile solo qualora qualsiasi altro intervento non fosse stato possibile.
"Una decisione che appare totalmente sproporzionata e priva di fondamento, soprattutto considerando che il bambino vive in un contesto familiare stabile, amorevole e impegnato attivamente nel suo sviluppo personale, anche con percorsi terapeutici specialistici avviati privatamente dalla mamma, la quale è stata sempre consapevole della problematica del figlio. Il quadro che emerge è quello di una gestione disastrosa da parte dell’istituzione scolastica e dei servizi sociali, che si sono dimostrati impreparati ad affrontare un caso che, altrove, viene considerato del tutto ordinario e perfettamente gestibile. Si parla di episodi di violenza fisica da parte del personale scolastico, di mancata predisposizione del PEI, di esclusione da attività scolastiche (incluso un campo estivo) e, infine, di un provvedimento di allontanamento familiare – con la minaccia dell’utilizzo della Forza Pubblica - che rischia di compromettere gravemente la salute psicofisica del minore”, così come dichiarato espressamente dall'Avvocato Montone, uno dei legali della famiglia del piccolo.
Anche il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, ha espresso il suo pensiero in merito in tal modo: “L’accaduto, come riferito dagli organi di informazione, solleva gravi dubbi sull’approccio adottato dalle autorità competenti e sull’adeguatezza delle misure che hanno portato alla separazione del minore dalla madre, senza prove concrete di un rischio imminente per la sua sicurezza. Secondo quanto dichiarato dai legali della madre, la decisione di allontanare il bambino, in una situazione in cui la madre era attivamente coinvolta nel trattamento del disturbo ADHD, appare non solo eccessiva, ma anche priva di giustificazioni proporzionate”.
di VALENTINA TROPEA
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