Lucangeli: “Il buon insegnante è quello che fa emergere ogni studente, creando un ambiente di apprendimento sicuro e stimolante dove nessun allievo rimane indietro"
- La Redazione

- 19 set
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 20 set
Il docente, pertanto, accompagna lo studente verso la migliore fioritura delle sue capacità...

“Essere magister è molto più di un semplice ruolo di trasmettitore di conoscenza: è un approccio alla vita e alla crescita di chi ci è affidato”, con queste significative parole Daniela Lucangeli, stimata scienziata e docente di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova, inizia la sua profonda riflessione avente ad oggetto il ruolo svolto da un maestro nel processo di crescita dei suoi studenti.
Il docente, pertanto, accompagna lo studente verso la migliore fioritura delle sue capacità.
“Il concetto di magister, con le sue radici antiche, richiama l’immagine del maestro come figura di scaffolding, una guida che accompagna l’allievo verso la scoperta della propria identità e delle sue potenzialità. Questo ruolo trascende la pura didattica: il magister è un custode del sapere, che si fa carico di creare una visione del mondo e di alimentare nei suoi allievi un senso di appartenenza a una comunità educativa”, in tal modo la docente di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova continua la sua disamina degna di nota, suggerendoci ottimi spunti di riflessione.
Il magister, dunque, non è soltanto una fonte del sapere ma guida gli studenti verso la capacità di discernere e utilizzare le informazioni in modo consapevole, accompagnandoli con fiducia affinché possano avere un pensiero divergente, critico, autonomo.
A tal fine la studiosa Susan Harter ha proposto il principio di sfida ottimale: la sfida cognitiva ottimale è una condizione in cui “il magister regola il cammino di crescita, la fatica dei passi, la curiosità alla meta, la motivazione a non mollare”.
Ma quando può reputarsi una sfida ottimale per un bambino? Quando l’attività proposta è sufficientemente difficile da fargli osare il passo successivo e far progredire il suo livello di competenza. Al contempo, però, deve essere accessibile, facile, così da garantire il successo ma senza generare noia.
Il maestro, dunque, accompagna l’alunno, osserva ed interviene qualora sia necessario, riuscendo a comprendere bene anche alcuni segnali non verbali degli studenti: ad esempio uno sguardo o un gesto di incertezza sono indizi preziosi per l’insegnante così da comprendere quando è necessario fermarsi, riformulare o procedere.
“Il buon insegnante è in grado di far emergere l’unicità di ciascuno studente, creando un ambiente di apprendimento sicuro e stimolante dove nessun allievo rimane indietro perché accompagnato al proprio passo e dove l’errore diventa risorsa per sviluppare strategie di apprendimento", così come ci spiega molto dettagliatamente Daniela Lucangeli, sottolineando come l’insegnante sia capace di ars maieutica, quell’arte umana grazie alla quale far emergere il meglio dell’altro.
Pertanto il magister diventa un «facilitatore del sapere» ed al contempo coltiva la consapevolezza di sé come educatore, adottando tecniche di insegnamento che favoriscano il dialogo, il confronto e la partecipazione attiva in modo da comprendere i bisogni e le potenzialità degli studenti.
Il maestro, infine, non smette mai di imparare: sperimenta sempre nuove metodologie didattiche grazie alle quali può rimanere in contatto con le esigenze di una generazione di studenti sempre più connessa e interattiva.
di VALENTINA TROPEA






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