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Lucangeli, a tutti i genitori: "Ascoltate i vostri figli, a volte vorrebbero solo urlare ‘ho bisogno di te"

Aggiornamento: 4 lug

"A volte siamo così distratti da non vedere che i nostri figli stanno cambiando": il toccante appello della professoressa Lucangeli ai genitori di oggi.

Daniela Lucangeli, stimata scienziata e docente di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova, non smette mai di sorprenderci ed attraverso un suo intervento torna ad emozionarci con parole che sembrano nutrire l’anima, sfiorando il cuore.


La stimata scienziata, infatti, pone l’accento sulla differenza intercorrente tra desiderare e dipendere, cogliendo l’occasione per soffermarsi sulla funzione svolta dagli adulti nella vita dei giovanissimi nell’ambito del loro percorso formativo e di crescita.

“Quanti di noi si sentono mare in tempesta? Quanti si sentono mare quieto?”, questa la significativa domanda che pone al suo pubblico Daniela Lucangeli.

“Le neuroscienze hanno trovato che è vero che il nostro cervello non ha un’intelligenza soltanto cognitiva, pensante, ma la sua intelligenza profonda, antica, di filogenesi, di specie, è sensiente. Cos’è che io penso? Io penso a cosa devo dire, a cosa devo studiare, a cosa mi manca ancora da capire ed adopero la parolina ‘io penso a’. Cos’è che io sento? Io sento fame, sento freddo, sento pace, sento dolore, io sento paura, gioia”, in tal modo continua la sua profonda riflessione la docente di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova.

Quindi nel processo educativo il concetto stesso di “tempesta” assume un significato differente se si riconosce la sua dinamica, anzi ancor meglio la sua potenza di cambiamento.

Esiste, infatti, il tempo evolutivo in cui non sono solo i nostri figli ad evolvere perché crescono ma “Il tempo evolutivo è un tempo che è anche in contemporaneità, partecipato da me che sono madre, padre, magister. Quindi nel mentre che l’altro evolve, anch’io evolvo e quindi abbiamo due problematiche: gli inciampi dei suoi tempi di crescita, gli inciampi dei miei tempi di crescita e molto spesso può accadere che il tempo della sua crescita non corrisponda al tempo della mia crescita. A volte io non sono maturo per vedere il suo cambiamento o lui o lei non è matura per vedere il mio tempo di relazione e di connessione. Quindi anche nell’amore per i nostri figli dobbiamo tenere conto che condicio sine qua non è il rispetto del tempo altrui”.


Una madre ed un padre, pertanto, devono conoscere i tempi della crescita e le loro caratteristiche. Per poter educare correttamente i propri figli devono conoscere la “giusta misura”: giusto non nell’accezione di giustizia o di giudizio ma di giustezza, cioè che corrisponde alla tua forma mentis, cioè devo saper cogliere i segni del tempo, del cambiamento, della crescita che sto accompagnando.

Quindi nella filogenesi della specie esistono due fasi fondamentali: la prima fase è eterodiretta, cioè un tempo in cui i nostri piccoli, dal momento in cui sono concepiti al momento in cui si determina un salto quantico di organizzazione neurale, hanno bisogno di essere guidati dalle figure significative di riferimento, figure di rispecchiamento. L’adulto di riferimento, dunque, funge da modulatore delle strutture di neuroplasticità fino all’identità, cioè modula la formazione dell’identità, modula la crescita.


Si passa poi dalla fase eteronoma alla fase autonoma, cioè finisce il tempo della determinazione guidata dall’altro ed inizia il tempo della determinazione guidata da te.

La nostra capacità di educare, in qualità di genitori, deriverà in primis dalla consapevolezza che saremo chiamati a svolgere la nostra funzione, il nostro compito, per un tempo specifico, tempo nel quale saremo delle figure significative nella vita dei giovanissimi, faremo da mirror, cioè saremo figure di rispecchiamento.

Ma tale tempo è destinato a mutare e la nostra funzione di adulti sarà quella di accompagnare i più piccoli così che possano conquistare la propria autonomia, ritrovando la loro giusta misura.


Sono tanti gli adolescenti che scrivono a Daniela Lucangeli e nel corso del suo intervento la stimata scienziata riporta alcune significative testimonianze.

Maria, 16 anni, si esprime così: “Brava, lo dica, il mio non è mal di vivere ma consapevolezza, nulla corrisponde a come lo avevo immaginato, desiderato, atteso. Non sono più grande, sono più fragile, più arrabbiata, più delusa, più sola, né femmina, né maschio, né amata, né libera, il futuro è nebbia, il desiderio è spento, il volto una maschera, L’ansia impera di giorno e di notte: a scuola, a casa, nel corpo. Il corpo paga i prezzi della mia mente: mangia e non si nutre, vomita la mia vita, è insonne alla quiete. La scuola un amore tradito”.


Luigi, invece, manifesta le sue difficoltà in tal modo: “Mio padre che ne sa di me, della mia esistenza, sa solo i voti e le mie porte chiuse da cui esce la puzza delle mie porcherie. E mia madre di me sa quello che avrebbe voluto, parla come se io fossi una cosa che lei ha fatto. La scuola è il verificatoio, di me vede il collo d’oca da ingozzare, il condannato al giudizio universale. Nessuno sa di questo mio mal di vivere, lo sottostimano, sottovalutano, è come un buco nel palloncino: per quanta aria di vita io respiri, quel buco perde, perde, perde e mi si offuscano i pensieri ed i sentimenti e mi fa un dolore muto”.


Alle volte, dunque, gli adulti sono così distratti e così presi dal fluire della loro vita da non riuscire a cogliere i segnali di cambiamento dei loro figli che spesso vorrebbero solo urlare ‘ho bisogno di te’.

Pertanto svolgere la funzione di educatore, in qualità di genitore, implica una grande responsabilità: l’essere delle figure significative, dei modelli di riferimento nella vita dei giovanissimi, presuppone innanzitutto una presenza costante, un’attenzione particolare nei riguardi dei nostri figli, dedicando loro amore puro ed incondizionato, ed al contempo è importante restituire loro autonomia e capacità di autodeterminazione, così che possano crescere responsabilmente, facendo rifiorire passioni ed ambizioni, lottando per esaudire i loro sogni.



di VALENTINA TROPEA

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