Gramellini: “La scuola deve insegnare a vivere in pienezza, ecco come. Il sogno di mio nonno è ancora vivo”
- La Redazione
- 1 giorno fa
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Aggiornamento: 3 ore fa
La scuola serve solo a dare ai ragazzi un lavoro? No, la scuola, invece, serve ad istruire le persone, a farle vivere meglio, donando loro…

Ci si chiede spesso come prendersi cura dei giovanissimi, come guidarli nel loro percorso formativo ed educativo e soprattutto come trasmettere loro principi e valori basilari che potranno senz’altro essere utili, garantendo una crescita sana e responsabile, così che le nuove generazioni possano comprendere fino in fondo ciò che conta veramente nella vita, imparando a differenziarsi dalla massa.
Nella nostra società, infatti, improntata sui valori della produttività e dell’efficienza, prevale l’idea di poter ottenere ottimi risultati ma con il minor sforzo possibile, e così la scuola si trasforma in un luogo finalizzato prevalentemente al raggiungimento di uno specifico obiettivo: poter trovare nell’immediato una buona occupazione così da garantire il proprio benessere economico, trascurando spesso le proprie passioni ed ambizioni, prediligendo l’esecuzione meccanica di una funzione così da essere sempre più simili a delle macchine e non invece a delle persone.
In tale prospettiva Massimo Gramellini, giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano, editorialista del Corriere della Sera, a gran voce esprime il suo pensiero senza mai tirarsi indietro ma anzi offrendo ottimi spunti di riflessione.
“In questo clima da guerra di classe, senza classi, sta passando il principio, a mio avviso folle, che la scuola serva solo a dare ai ragazzi un lavoro e non anche la capacità di stare al mondo e di interpretarlo. La scuola serve ad istruire le persone, serve ad aiutarle a vivere meglio, serve a spingere i ragazzi ad ammirare un tramonto e non solo una vetrina, a gestire un sentimento, a sopportare di essere lasciati da qualcuno che non vi ama più, insomma serve a diventare uomini.
Ora io vorrei capire perché qualcuno continui a vivere come un’infamia il fatto di sottolineare l’evidenza, cioè la forbice sempre più larga che divide chi è in grado di acquisire nuovi strumenti di conoscenza da chi non lo è. L’infamia non è parlarne, la vera infamia è non fare nulla per invertire la rotta. La colpa delle classi dirigenti italiane è stata di non aver realizzato il sogno di mio nonno, questa è la vera colpa, però per fortuna quel sogno non vuole saperne di morire, rivive ostinatamente ogni volta che la professoressa Branchesi parla a suo figlio di tre anni delle onde gravitazionali, ogni volta che la professoressa Romoli manda quel messaggio vocale ai suoi studenti con una parola nuova. Ecco di cosa abbiamo davvero bisogno secondo me: abbiamo bisogno di parole nuove”, queste le significative parole dello scrittore.
Occorre, pertanto, agire per poter invertire la rotta, così che il diritto all’istruzione possa essere garantito ad ogni bambino, senza discriminazioni o diseguaglianze, ma fornendo a ciascun giovane ragazzo quegli strumenti di conoscenza che gli consentiranno di costruire un futuro migliore, un futuro nel quale avere piena consapevolezza di se stessi, sperimentando al meglio le proprie attitudini ed inclinazioni personali, riscoprendo passione ed ambizione, lottando per esaudire i propri sogni; un futuro nel quale credere ancora, essendo capaci di esprimere a gran voce le proprie idee, senza timore o preoccupazione, coltivando il proprio talento ed imparando a dare il giusto valore alle cose che contano veramente nella vita senza lasciarsi mai distrarre ma anzi percorrendo il proprio cammino con forza e determinazione, così da volgere lo sguardo sempre in avanti e mai indietro.
di VALENTINA TROPEA
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