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GPS, STOP all’algoritmo: i docenti chiedono il ritorno alle nomine in presenza. Unica strada a tutela dei diritti, della trasparenza e della libertà di scelta

Docenti denunciano i limiti dell’algoritmo GPS e chiedono, anche in caso di modifica, il ritorno alle nomine in presenza, unica garanzia di diritti, trasparenza e libertà di scelta...


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Il Ministero dell’Istruzione ieri, giorno 20 novembre, ha annunciato modifiche all’algoritmo che gestisce le graduatorie provinciali per le supplenze ( CLICCA QUI ), promettendo di consentire un aggiornamento che consentirà la nomina dei candidati che sono stati scavalcati per sede assente e non più riconvocati perché "l'algoritmo non torna indietro".

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Tuttavia, per molti docenti le modifiche non bastano: dopo anni di diritti lesi e sentenze a loro favore, chiedono l’abolizione definitiva dell’algoritmo e il ritorno alle convocazioni in presenza, dove ciascun docente può scegliere liberamente la cattedra e la sede più adatta al proprio momento e alle proprie esigenze familiari. "Siamo un gruppo di docenti che, negli ultimi anni, ha subito gravi lesioni ai propri diritti professionali e personali a causa dell’applicazione dell’algoritmo per le graduatorie provinciali per le supplenze. Molti di noi hanno visto il proprio percorso lavorativo e la stabilità della propria famiglia compromessi da scelte automatizzate, prive di flessibilità e discrezionalità umana.

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A seguito di ricorsi e pronunce dei tribunali, abbiamo ottenuto il riconoscimento del valore dei nostri diritti lesi. Tuttavia, il problema di fondo rimane: non è possibile affidare il futuro di docenti e delle loro famiglie a un algoritmo, che ha già dimostrato la propria inadeguatezza e il proprio fallimento.

Chiediamo con fermezza:

  1. L’abolizione dell’algoritmo per le nomine GPS. La modifica dell’algoritmo, pur necessaria, non è sufficiente. La gestione del lavoro dei docenti non può basarsi su procedure automatizzate che non tengono conto delle esigenze concrete delle persone.

  2. Il ritorno alle convocazioni in presenza, nelle quali il docente, quando è il suo turno, possa scegliere liberamente la cattedra e la sede più adatta alle proprie esigenze in quel momento. Solo così si garantisce un processo equo, trasparente e rispettoso della dignità professionale e personale di ciascuno.

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L’algoritmo ha rappresentato un vero e proprio aborto procedurale, che ha leso i diritti di centinaia di docenti senza possibilità di ritorno. Il Ministero stesso sta oggi riconoscendo le criticità del sistema e annuncia modifiche. Noi riteniamo però che, sulle questioni cruciali che riguardano il pane quotidiano di una famiglia, non sia sufficiente una semplice correzione: occorre un ritorno a procedure trasparenti e umane. Confidiamo che si garantisca finalmente il rispetto dei diritti dei docenti e la dignità del lavoro educativo."

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Nonostante le correzioni annunciate, i docenti insistono: sulle questioni che riguardano il lavoro e la stabilità delle famiglie non si può fare affidamento su un algoritmo. Per loro, l’unica soluzione reale resta il ritorno alle nomine in presenza, trasparenti e rispettose dei diritti professionali e personali. La battaglia per un sistema equo continua, con l’obiettivo di garantire finalmente dignità e certezza a chi educa le future generazioni.


di LA REDAZIONE




 
 
 

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