Donne a rischio licenziamento per assistere un parente con problemi di salute, sono 8 su 10. Come superare lo stereotipo di genere?
- La Redazione

- 15 lug
- Tempo di lettura: 2 min
"Sicuramente, la legislazione non basta: occorre superare gli stereotipi di genere che vedono il lavoro delle donne sempre ... "

“Quando un cittadino italiano per gravi motivi di salute ha bisogno di assistenza, nell’82 per cento dei casi è seguito in modo esclusivo da una donna: se questa è lavoratrice, le norme non l’aiutano e in casi non rari è costretta a scegliere tra la cura della persona in condizioni precarie e la propria professione”.
A dirlo è stata Daniela Rosano, segretaria generale Anief e presidente Anief Umbria, nel corso del congresso Equalpro “Il lavoro delle donne nel pubblico impiego e la sfida dell'intelligenza artificiale”, organizzato da Anief, Cesi e Cisal, in svolgimento a Terrasini, in provincia di Palermo, presso Città del Mare. “Molte donne che seguono ad esempio un familiare in condizioni precarie sono costrette al licenziamento - ha puntualizzato Rosano - , quindi per conciliare lavoro e vita privata serve aggiornare e rispettare la normativa e superare gli stereotipi di genere: il tema dell’armonizzazione tra vita privata e lavorativa rimane infatti di grande attualità e le direttive europee sottolineano l’importanza dell’istituto del congedo parentale, in particolare di quello di paternità, affinché entrambi i genitori siano coinvolti nelle occupazioni che ricordiamo spesso incombono sulla madre”.
“Le normative degli Stati membri – ha continuato la sindacalista - devono garantire a tutti di poter proseguire la propria vita lavorativa, senza battute d’arresto né licenziamenti fornendo tutele ai lavoratori che ritengano di essere stati licenziati per ragioni legate alla cura della famiglia. Sicuramente, la legislazione non basta: occorre superare gli stereotipi di genere che vedono il lavoro delle donne sempre più a rischio. Uno strumento per migliorare le cose è inoltre la possibilità di richiedere modalità di lavoro flessibili: deve essere non solo consentita, ma anzi promossa dalle aziende e dalla pubblica amministrazione”.
“Anche sul tema dell’assistenza – ha ancora detto Rosano - è importante riequilibrare la situazione: la normativa vigente lo ha fatto eliminando, ad esempio, il referente unico ed equiparando il convivente di fatto al coniuge, tuttavia occorre una migliore assistenza nel caso di persone autosufficienti che richiedano cure a lungo termine. Siamo su questo ancora indietro nella normativa italiana e spesso l’assistenza è demandata alle donne che finiscono per trascurare il loro lavoro”.
di LA REDAZIONE
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