Crepet, "passioni che spostano montagne, emozioni che danno senso alla vita: dobbiamo insegnare ai giovani che la passione è il motore della vita e che le emozioni non sono sabbie mobili"
- La Redazione
- 2 giorni fa
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Aggiornamento: 23 ore fa
I giovanissimi devono riscoprire la bellezza delle emozioni travolgenti ed impetuose, sperimentando le proprie passioni, ambizioni, lottando per…

In una società come la nostra, nella quale l’apparenza predomina incontrastata sull’essenza, occorre spesso indossare una maschera, mostrandosi impeccabili e perfetti, privi di qualsiasi fragilità perché sinonimo di vulnerabilità e debolezza.
Tutto sembra essere profondamente ripetitivo e monotono e perfino i giovanissimi si ritrovano a vivere una vera e propria “anestesia emotiva”: una vita priva di emozioni che, al contrario, vengono soffocate, ignorate, nascoste e razionalizzate.
Ecco allora l’importanza di ristabilire il giusto equilibrio, ponendo al centro della propria esistenza le emozioni che “non sono sabbie mobili ma il senso della vita, il sale della vita”, così come ci spiega molto significativamente il sociologo e psichiatra Paolo Crepet.
“Ho scelto la normalità dell’esistenza. Mi sarebbe piaciuto fare quel lavoro ma non l’ho potuto fare; mi sarebbe piaciuto fare quel viaggio ma non l’ho potuto fare; mi sarebbe piaciuto avere un’altra donna ma non l’ho potuto fare. Che cosa hai potuto fare? Niente. Ma è comodo questo. L’avventuriero è quello che paga per le proprie scelte ma almeno fa scelte di felicità. La felicità è ciò che ti rende ebbro di emozione. L’unica cosa interessante: essere in qualche modo portati dalle emozioni. E se no a cosa servono le emozioni? Cos’è l’emozione? L’emozione è quella tua, quella che ti costruisci tu, quella che a volte è una lotta che dura tanto tempo. L’emozione non è un prêt-à-porter, non è un lampo, ma una cosa che tu costruisci perché la costruisci innanzitutto dentro di te”, queste le parole dello psichiatra attraverso le quali comprendere come sia fondamentale lasciarsi guidare dalle proprie emozioni, perno attorno al quale costruire l’intera esistenza, patrimonio inestimabile per poter vivere pienamente e felicemente.
I giovanissimi, dunque, devono riscoprire la bellezza delle emozioni travolgenti ed impetuose, sperimentando le proprie passioni, ambizioni, lottando per esaudire i propri sogni che devono essere sempre preservati e custoditi gelosamente.
“Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi che la passione è il motore della vita. Abbiamo bisogno di passioni che spostano le montagne. Un ragazzo mi chiedeva ad un liceo cosa fosse la passione ed io gli dissi che era un po' complicato spiegarlo così a parole; la passione la capirai quando ti viene addosso, è come un vento, una cosa straordinaria, qualche cosa di improvviso, stupendo.
E poi la riconoscerai perché quella notte ti girerai, rigirerai tra le lenzuola ‘pensando a lei’, come avrebbe detto Battisti, e alla fine non ne puoi più e alle 5 del mattino vai alla stazione e prendi il primo treno che ti porta da lei. Il giovanotto di Parma mi guarda e fa: ‘ma perché alle 5 del mattino?’. Ma cos’è la normalità della passione? Mando un messaggino a mezzanotte e dico amore mio, tesoruccio, se tu fossi qui non sai cosa ti succederebbe, però adesso c’ho tanto sonno, ciao ciao”: in tal modo Paolo Crepet culmina la sua profonda riflessione.
I giovanissimi, dunque, dovranno imparare a guardarsi dentro, riscoprendo quelle passioni in grado di spostare le montagne, quelle passioni che sono il motore della vita, quelle emozioni uniche senza le quali l’esistenza non sarebbe degna di essere vissuta. Occorre continuare a guardare il mondo con occhi curiosi e sognanti, meravigliandosi delle cose semplici ma dal valore inestimabile.
di VALENTINA TROPEA