Violenza, ragazzo ipovedente colpito al volto e abbandonato a terra da uno sconosciuto: Urge una rivoluzione educativa dell’inclusione
- La Redazione
- 10 giu
- Tempo di lettura: 3 min
"In un Paese che troppo spesso appare assuefatto a episodi di violenza gratuita, la scuola rappresenta l’unica ancora di salvezza possibile per un reale cambiamento culturale "

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profondo sconcerto e indignazione per il vile atto di violenza consumatosi a Roma, in zona Appio Latino, nella serata dell’8 giugno, ai danni di un giovane ipovedente di 26 anni, brutalmente colpito al volto e abbandonato a terra da uno sconosciuto.
Non si tratta solo di un’aggressione fisica. È un colpo inferto alla dignità umana, alla coscienza collettiva, al patto civile su cui si fonda ogni comunità. Quando un essere umano approfitta della fragilità altrui per sfogare la propria aggressività, siamo davanti a una frattura profonda del tessuto etico e sociale. In questo caso, a essere colpita non è soltanto una persona con disabilità visiva, ma la visione stessa di una società giusta, inclusiva, solidale. In un Paese che troppo spesso appare assuefatto a episodi di violenza gratuita, la scuola rappresenta l’unica ancora di salvezza possibile per un reale cambiamento culturale.
È nelle aule scolastiche che si costruisce il rispetto dell’altro, che si insegna il valore della diversità, che si coltiva la consapevolezza dei diritti umani come fondamento della convivenza. L’inclusione non è una parola vuota, ma un obiettivo educativo concreto, e la scuola ha il dovere – e il potere – di renderlo realtà. Per questo, il CNDDU rivolge un appello diretto al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, affinché vengano attivati con urgenza programmi innovativi volti alla promozione dell’inclusività, basati su nuove metodologie didattiche, tecnologie immersive, ambienti digitali cooperativi e l’utilizzo consapevole delle piattaforme social più vicine ai giovani.
Serve una didattica che parli il linguaggio delle nuove generazioni, che educhi all’empatia, alla cittadinanza attiva e alla responsabilità individuale, sfruttando tutti gli strumenti oggi disponibili. La violenza cieca e ingiustificata che ha investito il giovane dimostra ancora una volta quanto urgente sia il bisogno di una formazione civica autentica, capace di contrastare il disinteresse, l’intolleranza e l’imbarbarimento. Dove lo Stato non arriva, dove la società si frammenta, la scuola rimane presidio di umanità, di legalità e di speranza. Facciamo appello alle istituzioni affinché si accelerino le indagini e si faccia giustizia. Ma ancor più forte è l'appello alla cittadinanza: chi ha visto, chi sa, parli. Il silenzio complice è l’altra faccia della violenza.
Il nostro pensiero va al giovane aggredito, alla sua famiglia, a tutte le persone con disabilità che quotidianamente affrontano ostacoli visibili e invisibili. Ma oggi non basta la solidarietà. Serve un impegno collettivo e costante per costruire un’Italia in cui nessuno venga lasciato indietro. E in cui la fragilità dell’uno sia considerata responsabilità di tutti. Il Coordinamento ribadisce con forza il proprio impegno per un’educazione ai Diritti Umani che sia viva, reale, concreta, capace di prevenire non solo la violenza fisica, ma quella culturale e sociale che la precede. La scuola, se adeguatamente sostenuta e innovata, è e resta il cuore pulsante del cambiamento.
di NATALIA SESSA
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