TUPINI: PER ESSERE FELICE IL CENTRO DEVO DIVENTARE IO, DEVO AVERE UN MIO PENSIERO. PER PIACERE AGLI ALTRI DOBBIAMO PIACERE PRIMA A NOI STESSI
- La Redazione
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“Il Centro devo diventare io, non gli altri. Il criterio deve essere il mio. Non perché io abbia un criterio infallibile, ma perché se sbaglio posso modificarmi o correggermi...”

Siamo costantemente alla ricerca del consenso e dell’approvazione degli altri. Questo atteggiamento in particolar modo è riscontrato tra bambini e adolescenti in quella fase che viene prima della realizzazione completa della loro personalità.
Ma diamo per scontato che, come afferma la psicologa del web, Gabriella Tupini: “Gli altri ci accettano a seconda se noi ci accettiamo o meno”, infatti, “quando noi non piacciamo a noi stessi cominciamo a pensare che non piacciamo perché non siamo belli, o perché non siamo abbastanza buoni, o perché non siamo abbastanza bravi. Naturalmente la ragione va ricercata nei genitori”. Ancora una volta i genitori vengono chiamati in causa, ma non come categoria giudicata, ma come figure che lasciano nella memoria del bambino e poi dell’adulto un segno importante.
Questo avviene grazie all’imprinting, che è un processo di apprendimento nel quale il bambino, molto piccolo, sviluppa un forte legame di attaccamento per uno stimolo o verso una figura, come quella del genitore. Per cui, continua Tupini: “se i nostri genitori ci rimandano una risposta positiva, noi pensiamo che andiamo bene. Se andiamo bene pensiamo che piacciamo agli altri, se piacciamo agli altri non ci domandiamo più se siamo belli, brutti o bravi”.
Il legame genitoriale nell’approvazione di noi stessi, come possiamo ben immaginare, gioca un ruolo cruciale nella nostra vita da bambini ma anche nella nostra vita da adulti. Inoltre, l’accettazione di noi stessi, non ha nulla a che fare con l’aspetto estetico, la bellezza; molti erroneamente pensano che curando l’aspetto estetico riescano a farsi accettare di più, ma come ci ricorda l’esperta: “Gli altri ci accettano se noi ci accettiamo. Noi non ci vediamo belli perché pensiamo che gli altri non ci trovino belli. Non abbiamo un pensiero nostro”.
Il legame genitoriale come abbiamo detto è molto importante e lo è anche per la formazione e la costruzione di un pensiero nostro. Accettarsi vuol dire avere piena consapevolezza dei pregi e dei difetti che si possiedono, continua Tupini, “Ho sentito gente dire “Io non ho fatto la vita che desideravo, sono deluso”. E chi è che fa la vita che desidera, la vita che ha sognato? Non si verifica mai o quasi mai. Non è che se avessimo avuto una vita diversa, quella vita sarebbe stata una vita felice. La felicità è una cosa molto difficile da raggiungere”, con questo concetto l’esperta vuole dirci che potremmo anche non essere esteticamente come vogliamo o non fare la vita che desideriamo, ma la felicità, intesa come equilibrio e serenità, possiamo trovarla nella consapevolezza di noi stessi ed essere grati comunque alla vita, che seppur imperfetta, riesce a donarci sempre qualcosa. Conclude Tupini: “Il Centro devo diventare io, non gli altri. Il criterio deve essere il mio. Non perché io abbia un criterio infallibile, ma perché se sbaglio posso modificarmi o correggermi. Quello degli altri non lo posso cambiare. Quindi per piacersi fuori bisogna piacersi dentro, cercatelo lì e non altrove”.
di NATALIA SESSA