Tamaro: occorre che i bambini conoscano il male per poter comprendere fino in fondo cosa sia il bene. Solo così impareranno a cadere ed anche a rialzarsi senza aver paura di farsi male
- La Redazione

- 17 gen
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 18 gen
Tamaro: "Se c’è un tipo di scrittura in cui si avverte la censura è proprio quella per bambini. L’imperativo è non dire nulla che turbi. Questa bonifica dell’infanzia è criminale: i bimbi hanno bisogno del male..."

Le nuove generazioni, spesso alle prese con genitori troppo presenti ed estremamente protettivi, si ritrovano molte volte in una condizione di totale inadeguatezza nel gestire emozioni forti e contrastanti. L'attitudine degli educatori ad allontanare i bambini da qualsiasi argomento o situazione che possa arrecare turbamento spesso finisce col produrre l'effetto inverso: le nuove generazioni, non avendo sperimentato mai cosa sia il male, non sono in grado di affrontare quelle situazioni difficili che potranno presentarsi nel corso della loro esistenza, avendo avuto sempre un porto sicuro al quale approdare, senza mai distaccarsi da quei genitori che hanno finito con il sostituirsi ai figli, impedendo loro una crescita consapevole.
A tal fine proprio la scrittrice Susanna Tamaro, nell'ambito di un'intervista a "La Stampa", evidenzia come la bonifica dell’infanzia sia criminale.
“Se c’è un tipo di scrittura in cui si avverte la censura è proprio quella per bambini. L’imperativo è non dire nulla che turbi. Questa bonifica dell’infanzia è criminale: i bimbi hanno bisogno del male, del turbamento, non di una realtà edulcorata in cui tutti fanno i girotondi, la vita non è così”, queste le parole della scrittrice.
Non occorre quindi edulcorare il mondo dei bambini ad ogni costo ma occorre anche consentire loro di sperimentare il male, perché solo in tal modo riusciranno a comprendere fino in fondo cosa sia il bene ed impareranno a gestire le emozioni più contrastanti, i momenti più difficili, senza farsi mai schiacciare da ansia o preoccupazione, non trovandosi, quindi, impreparati ma avendo una solida struttura per poter stare al mondo.
Non esistono scuole di vita, l'arte del vivere si impara con l'esperienza, sulla propria pelle, senza intermediari, senza sostituzioni ma in prima persona: solo così si potrà cadere ma al contempo imparare a rialzarsi, acquisendo, giorno dopo giorno, il coraggio di riprovare e di cadere senza aver paura di farsi male.
La scrittrice Susanna Tamaro racconta, a cuore aperto, le difficoltà riscontrate nel percorso scolastico e le sue parole inducono ad una profonda riflessione.
“Andavo malissimo. Volevo fare la zoologa, ma commentavano: ‘Non capisci niente, al massimo farai la commessa. Finii alle Magistrali ma, allora, da lì non potevi andare in una facoltà scientifica. Anni dopo presi il diploma del Classico con le serali e provai a iscrivermi a Scienze naturali; a quel punto, però, le mie condizioni erano così difficili che non ce l’ho fatta.
“Le prof mi strappavano davanti i temi dicendo: ‘Non si capisce neanche di cosa vuoi parlare!'”, così commenta la sua esperienza la scrittrice.
di VALENTINA TROPEA






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