Il giudizio di Mario Pittoni, vicepresidente della Commissione Cultura al Senato
La bozza sulla Riforma reclutamento docenti, prevista dal PNRR, non è stata ben accolta sia dai sindacati che da forze politiche. Molti sono i punti di vista che non aggradano: a partire dalla formazione iniziale e continua degli insegnanti a quella sul nuovo sistema di reclutamento degli stessi.
Secondo Mario Pittoni, vicepresidente della Commissione Cultura al Senato, la bozza sarebbe deficitaria su due punti fondamentali:
“La bozza del decreto sul reclutamento dei docenti presentata dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, è deficitaria su due punti fondamentali: abilitazione e stabilizzazione, Praticamente la legge è monca e inappropriata a risolvere i più annosi problemi di gestione del personale, Mentre è assolutamente urgente un atto normativo sui percorsi formativi abilitanti all’insegnamento e per l’accesso ai corsi di specializzazione sul sostegno, almeno per cinque ragioni:
1) Non ha controindicazioni. È cioè in linea con la normativa europea e non interferisce con i provvedimenti in vigore;
2) Interessa più di mezzo milione di persone prevedendo la riattivazione dei percorsi formativi abilitanti collaudati nel 2013, rendendoli strutturali, e l’accesso diretto ai corsi di specializzazione sul sostegno per chi ha tre anni di esperienza specifica sul campo (attualmente oltre un docente di sostegno su tre non è specializzato);
3) Il superamento del percorso formativo abilitante, consentirà anche a migliaia di precari STEM di spostarsi in prima fascia, rendendo superflue tornate concorsuali aggiuntive;
4) Risolve il problema della carenza di personale docente abilitato nelle paritarie;
5) Non comporta spesa per lo Stato. Anzi, fa risparmiare il costo di eventuali concorsi per l’abilitazione (peraltro non in linea con la normativa europea che invece chiede corsi “formativi”) e in generale alleggerirebbe i concorsi per i docenti della secondaria, visto che a renderli quasi ingestibili è l’abnorme numero di iscritti, che si ridurrebbe significativamente con l’intervento delle università cui per legge vanno affidati i corsi accademici per l’abilitazione all’insegnamento, unico vero obiettivo di molti”.
di CARLO VARALLO
contatti: redazione@ascuolaoggi.it - info@ascuolaoggi.it