Durante l’incontro sulle pensioni, tra il Governo e le organizzazioni sindacali, si è parlato di flessibilità in uscita, lavori gravosi e nuove misure per giovani e donne. Anief: “Nel pubblico impiego quasi la metà del personale lavora nella scuola e il 70% è donna".
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È finalmente ripreso il confronto sulle pensioni tra Governo e parti sociali dopo quattro mesi di stop: oggi al ministero del Lavoro si è parlato di flessibilità in uscita, lavori gravosi e nuove misure per giovani e donne. La delegazione Cisal ha presentato un documento, attraverso il quale ha chiesto misure specifiche per garantire la dignità degli assegni delle pensioni in particolar modo per chi oggi è legato al sistema previdenziale “puro” contributivo.
“Dopo 41 anni di contributi bisogna garantire di andare in pensione con il massimo dei contributi che non possono essere inferiori all'80% dell'ultimo stipendio: secondo noi qualsiasi riforma pensionistica deve partire da questo assunto, oltre a incentivare l’anticipo pensionistico per tutte le professioni logoranti, come quelle che si svolgono a scuola, senza più penalizzazioni nell’assegno di quiescenza”, ha asserito Marcello Pacifico.
“Nel pubblico impiego quasi la metà del personale lavora nella scuola e il 70% è donna: nella scuola c'è un alto rischio di burnout e bisogna abbassare il gap tra discenti e docenti. È importante riconoscere il riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria ed estendere il carattere gravoso del lavoro a tutto il personale”.
“Sulle pensioni complementari bisogna procedere con agevolazioni fiscali e con investimenti appropriati per rivalutare anche quello che ad oggi è soltanto un contributo figurativo da parte dello Stato”, ha affermato la delegazione Cisal.
di LA REDAZIONE
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