DONNE, NESSUNA PARITÀ DI GENERE. OGGI SEGREGATE A RUOLI DI ASSISTENZA, LO SMART WORKING TRA LE POSSIBILI SOLUZIONI
- La Redazione
- 3 giorni fa
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"La verità è che manca una cultura di parità di genere, anche nella cura della famiglia e degli anziani... "

“In Italia c’è anche un modo di pensare che segrega le donne a ruoli lavorativi di assistenza: la verità è che manca una cultura di parità di genere, anche nella cura della famiglia e degli anziani. Il lavoro da casa, cosiddetto ‘agile’ potrebbe essere cruciale”. A dirlo è stata la dirigente Aran Maria Vittoria Marongiu intervenendo durante il congresso Equalpro “Il lavoro delle donne nel pubblico impiego e la sfida dell'intelligenza artificiale”, organizzato da Anief, Cesi e Cisal, svolto oggi a Terrasini, in provincia di Palermo, presso Città del Mare.
Con un intervento su “Presente: le attuali esigenze lavorative delle donne, con particolare attenzione alla digitalizzazione, al telelavoro e alle ricerche alle recenti politiche nazionali”, la dirigente dell’Aran ha detto che “le donne rappresentano una componente significativa del pubblico impiego, ma la qualità del loro lavoro svolto induce a riflettere: la presenza maggiore è nel comparto Istruzione e Ricerca, seguita da quello della Sanità. Tra coloro che diventano professori universitari e ricercatori, però, la presenza maschile supera infatti il 60%. Percentuali simili riguardano la carriera diplomatica”.
Secondo Marongiu, “le amministrazioni dovrebbero alternare lavoro in presenza e a distanza, quindi imparare a gestire il lavoro da casa: si potrebbe scoprire che i tempi ‘morti’ dell’attività lavorativa potrebbero essere utili a supportare esigenze familiari. A supporto, ben vengano le nuove tecnologie e la digitalizzazione: ma questo efficientamento, che riduce pure i tempi di lavoro, deve portare anche benefici per i lavoratori. È importante, per raggiungere il risultato, anche puntare nella formazione: ogni lavoratore deve adottarla all’interno del suo orario di servizio”.
La dirigente dell’Aran ha aggiunto che “pure l’Unione Europea ha fornito tali indicazioni, al fine di ridurre il divario sulle competenze digitale presente nel nostro Paese, pure tra le diverse generazioni: si tratta di una trasformazione di cultura che parte dalla pari opportunità, che non si limita ai trattamenti economici di base ma guarda anche alla crescita professionale”. Marongiu ha ricordato che “in Italia meno del 20% dei padri utilizza i congedi parentali: serve una educazione che metta sullo stesso piano entrambi i generi e in questo la scuola può fare molto. Lo smart working necessita quindi di un approccio integrato e inclusivo, per avere così una società più equa e sostenibile. Nel contratto – ha concluso Marongiu - si possono includere queste possibilità, ma poi le amministrazioni devono applicarle”.
di LA REDAZIONE
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