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Docenti e ATA: BUONI PASTO. ANIEF non demorde:"Mancano i fondi, tuttavia ciò non impedisce di prevedere l’istituto in sede di contrattazione. È essenziale che il principio venga formalmente affermato"

"L’erogazione del buono pasto nella scuola non dovrebbe essere “legata a criteri di presenza fisica o orario lavorativo minimo, ma sarà definita come misura generalizzata di..."

Sui buoni pasto da estendere al personale scolastico, il sindacato Anief non demorde.

Il sindacato ha preso infatti atto della decisione della VII Commissione del Senato, su spinta della Funzione Pubblica e del Mef, di respingere l’emendamento 2.0.4 - al decreto legge 45/2025 riguardo ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del PNRR e per l’avvio dell’anno scolastico 2025/2026 - sull’introduzione dei buoni pasto da assegnare anche a personale docente e Ata della scuola. Ma questa risposta non cambia l’obiettivo dell’organizzazione guidata da Marcello Pacifico.


Il sindacalista autonomo è consapevole che è stato il vincolo della mancata copertura finanziaria previsto dall’attuale legge di bilancio a determinare il ‘no’ all’approvazione dell’emendamento sui buoni pasto.

“Tuttavia – spiega Pacifico – ciò non impedisce di prevedere l’istituto in sede di contrattazione, seguendo un precedente modello adottato per la formazione retribuita nel contratto del 2019-2021”.

L’intenzione del giovane sindacato, continua il suo presidente nazionale, “è presentare la richiesta durante i tavoli negoziali, in modo che l’istituto venga riconosciuto contrattualmente e che la sua eventuale attuazione sia rimandata al secondo livello di contrattazione, in funzione delle disponibilità economiche”.

Del resto, il riconoscimento formale del principio ha una valenza giuridica significativa che trova riscontro anche in una direttiva europea che, per l’appunto, rimette alla contrattazione collettiva la definizione degli istituti. In assenza di un riferimento esplicito nel contratto nazionale, il personale scolastico non ha potuto beneficiare del buono pasto, a differenza di altri comparti della pubblica amministrazione. Una volta acquisito il principio, le modalità e le entità economiche dell’erogazione potranno essere definite successivamente. “Anche qualora non vi siano risorse sufficienti per l’erogazione integrale, è essenziale che il principio venga formalmente affermato”, sottolinea Pacifico.

Sempre secondo il leader dell’Anief, l’erogazione del buono pasto nella scuola non dovrebbe essere “legata a criteri di presenza fisica o orario lavorativo minimo, ma sarà definita come misura generalizzata di welfare: ogni lavoratore, indipendentemente dalla mansione (docente, ATA, educatore) o dalla modalità di lavoro (in presenza o in smart working), dovrebbe poterne beneficiare”, conclude Marcello Pacifico.



di VALENTINA TROPEA



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